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Giornata mondiale delle zone umide 2023, perché proteggere paludi, saline e acquitrini?

Istituito formalmente nel 1971 ma celebrato effettivamente solo a partire dal 1997, il World Wetlands Day è legato alla firma della Convenzione di Ramsar sulle zone umide

Giornata mondiale delle zone umide 2023: il 2 febbraio è il World Wetlands Day

Il 2 febbraio è la Giornata mondiale delle zone umide 2023

(Rinnovabili.it) – Negli ultimi 50 anni è sparito il 35% delle zone umide della Terra. E lo stato di salute di paludi, torbiere, acquitrini, estuari, foreste di mangrovie, laghi e fiumi peggiora. Ma i benefici che apportano a ecosistemi e al clima sono cruciali. Sono i temi al centro della Giornata mondiale delle zone umide 2023, la ricorrenza annuale che cade il 2 febbraio.

Le zone umide in Italia

Istituito formalmente nel 1971 ma celebrato effettivamente solo a partire dal 1997, il World Wetlands Day è legato alla firma della Convenzione di Ramsar sulle zone umide, un trattato di tutela delle wetlands siglato nel 1971 nella città iraniana. Alla Convenzione partecipano oltre 170 paesi, che hanno messo sotto protezione più di 2.400 siti di rilevanza per una superficie totale di oltre 250 milioni di ettari.

L’Italia ha ratificato la Convenzione alla fine degli anni ’70 e partecipa allo sforzo collettivo di proteggere e risanare le zone umide con 57 siti, per un totale di 73.982 ettari: dalla palude Brabbia in Lombardia al lago di Tovel in Trentino, dalle saline di Cervia in Romagna alla laguna di Orbetello in Toscana, passando per i Lagustelli di Percile sull’Appennino laziale, lo stagno di Pauli-Maiori in Sardegna e la riserva di Vendicari in Sicilia. L’elenco completo con brevi schede per ogni sito è disponibile sul sito della Convenzione di Ramsar a questo link.

L’importanza della Giornata mondiale delle zone umide 2023

Se gli ultimi 50 anni hanno segnato un declino evidente, la tendenza affonda le sue radici ben più indietro nel tempo. Dal ‘700 a oggi, infatti, si stima che 9 zone umide su 10 siano state almeno degradate. E la perdita delle wetlands corre 3 volte più veloce di quella delle foreste. Con un danno economico non indifferente, visto che si stima che le zone umide contribuiscano con servizi ecologici di valore pari a 47mila miliardi di dollari.

D’altronde, nonostante occupino una superficie limitata del Pianeta, questi ecosistemi sono fondamentali per il 40% delle specie animali. In parte perché ne rappresentano l’habitat fondamentale, in parte perché è nelle zone umide che molte specie si riproducono. Questi ecosistemi sono poi dei potenti “filtri naturali” in grado di depurare l’acqua e dei pozzi di carbonio molto efficienti. Sono anche un aiuto contro gli eventi estremi, perché formano barriere costiere contro le tempeste e sono delle spugne naturali che mitigano gli allagamenti.