Il tentativo del Partito Popolare Europeo di respingere la proposta di Restoration Law alla Commissione UE va a vuoto per un soffio
Il 27 giugno si torna a votare per la Restoration Law in Commissione Ambiente. Poi la plenaria
(Rinnovabili.it) – Uno a uno e palla al centro. È finito così ieri il primo round di confronto europarlamentare per la Restoration Law, la legge sul ripristino della natura che dovrebbe invertire il degrado degli habitat in Europa. Il Partito Popolare Europeo (PPE) era deciso a far naufragare la proposta della Commissione UE, ma in Commissione ambiente la votazione è finita in pareggio: 44 voti a 44. Significa che l’assalto alla norma è fallito, per il momento. I deputati europei hanno dovuto quindi votare emendamento per emendamento, perché la relazione che avrebbe rimandato al mittente il testo non è passata.
Non è bastata una maratona lunga ore per esaurire la lista degli emendamenti, perciò la palla passa alla prossima Commissione Ambiente, in calendario per il 27 giugno. Poi ci sarà la plenaria, dove lo scontro tornerà ad acuirsi. I Popolari sono fiduciosi che il Parlamento europeo al completo respingerà la proposta, mentre i Verdi e gli ambientalisti cantano vittoria per il tempo guadagnato e annunciano che continueranno a dare battaglia.
Il centrodestra europeo voleva far saltare la proposta di ripristinare almeno il 20% dei suoli e dei mari europei degradati entro il 2030, in uno sforzo di arrestare la perdita di biodiversità e il declino ecologico. La natura in Europa è infatti sotto forte stress, con oltre l’80% degli habitat in pessimo stato di conservazione. Più dei due terzi dei suoli sono contaminati e una specie su tre di api e farfalle è in calo demografico.
Il regolamento proposto (quindi una norma immediatamente esecutiva, al contrario della Direttiva) fissa obiettivi che non piacciono agli agricoltori industriali e ai loro rappresentanti nell’Eurocamera. Infatti, l’argomentazione più utilizzata è proprio l’impatto negativo sull’agricoltura e sulla sicurezza alimentare. Affermazione però smentita da una lettera firmata da oltre 3 mila scienziati e pubblicata prima del voto. Una lettera che, probabilmente, ha spostato più di un indeciso.