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Emissioni navali: i tagli diventano vincolanti ma non aiuteranno il clima

Riduzione entro il 2030 del 40% dell’intensità di carbonio rispetto ai livelli del 2008. Ma il trasporto marittimo è destinato a crescere. E con lui le emissioni in valori assoluti.

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Credits: Lemzo da Pixabay

L’IMO resta fermo sui tagli delle emissioni navali decisi nel 2018

(Rinnovabili.it) – Il taglio delle emissioni navali diventa vincolante per legge a livello globale. Ma non aiuterà davvero a combattere i cambiamenti climatici. Perché l’accordo ministeriale raggiunto in sede IMO (Organizzazione marittima internazionale) il 23 ottobre è una misura che non garantisce realmente che il trasporto marittimo inquinerà di meno.

Un provvedimento cosmetico, che nasconde malamente le difficoltà di Stati e organizzazioni internazionali nel decarbonizzare il settore. E che tra il 16 e il 20 novembre verrà vagliato definitivamente dall’organo esecutivo dell’IMO, il Marine Environment Protection Committee (MEPC ).

Cosa ha deciso l’IMO, l’organismo delle Nazioni Unite che regola il trasporto marittimo internazionale? L’obiettivo su cui c’era già vasto consenso diventa obbligatorio per legge. Obiettivo che si basa – questo è il dettaglio cruciale – sulla riduzione dell’intensità di carbonio, e non sul taglio delle emissioni tout court. Del 40% rispetto ai livelli del 2008, entro i prossimi 10 anni.

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L’intensità di carbonio è un indicatore dell’efficienza di un sistema. Ma non dice nulla sui valori assoluti. Immaginate di rinnovare il parco mezzi di un’azienda di trasporti. Adesso i veicoli inquinano tutti di meno a parità di utilizzo. Ma se vengono usati per più tempo, o cresce il numero di veicoli totali in uso, allora saliranno anche le emissioni. E’ proprio questo ciò che potrebbe succedere alle emissioni navali.

Il trasporto marittimo internazionale rappresenta circa il 2,5% delle emissioni globali, o circa 1 miliardo di tonnellate di CO2 equivalente all’anno. Queste emissioni sono destinate a raddoppiare con l’aumento dei flussi commerciali internazionali, rendendo la navigazione una fonte fondamentale di emissioni di CO2. Dunque, la quantità complessiva di carbonio prodotta può ancora aumentare, anche se le navi diventano più efficienti.

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Molto critiche le ong e la società civile. Per Faig Abbasov di Trasport & Environment “i governi hanno calpestato l’accordo di Parigi concordando una misura che vedrà aumentare le emissioni delle navi per i decenni a venire”. John Maggs, presidente della Clean Shipping Coalition, ha affermato che le proposte sono “sponsorizzate dall’industria” e non riflettono lo stato dell’arte scientifico. Secondo Madeline Rose di Pacific Environment, questo esito dimostra che “il trasporto marittimo, la spina dorsale del nostro sistema commerciale globale alimentato a combustibili fossili, non ha la capacità di autoregolamentarsi in modo responsabile”.