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Italia maglia nera in Europa per i tagli delle emissioni dell’industria

I piani sul clima dell’industria italiana, nel complesso, porterebbero a un +3% tondo di riscaldamento globale entro il 2100: lontanissimo dall’obiettivo dell’accordo di Parigi

Emissioni: l’industria europea va troppo a rilento sui tagli
Foto di Michael Schwarzenberger da Pixabay

I dati di Carbon Disclosure Project sulle emissioni, appena pubblicati

(Rinnovabili.it) – L’industria europea è ancora ben lontana dai tagli alle emissioni che servono per restare in linea con l’accordo di Parigi. Anche se i piani climatici in vigore ad oggi venissero tutti rispettati, porterebbero ancora ad un riscaldamento globale di 2,7°C entro la fine del secolo. Oltre mezzo grado sopra la soglia meno ambiziosa pattuita nella capitale francese nel 2015.

E l’Italia si trova nella parte bassa della classifica, in compagnia dei paesi meno virtuosi. In compagnia del Belgio e della Gran Bretagna, gli impegni sul clima dell’industria italiana veleggiano spediti verso un +3°C tondo. All’estremo opposto della lista si trovano Svizzera, Danimarca e Svezia, che invece riescono (in teoria) ad avvicinarsi al livello dei 2°C.

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Sono i dati forniti da Carbon Disclosure Project (CDP), un’organizzazione non profit internazionale che fornisce a imprese, autorità locali, governi e investitori un sistema globale di misurazione e rendicontazione ambientale. In un rapporto appena pubblicato, CDP ha analizzato le statistiche di circa 1.000 imprese europee che valgono più o meno l’80% del mercato UE.

La conclusione a cui sono arrivati gli autori del dossier è che l’industria europea deve moltiplicare di 8 volte il suo livello di ambizione se vuole sperare di restare in linea con la soglia degli 1,5°C di riscaldamento globale, quella più bassa stabilita con l’accordo di Parigi.

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Il rapporto si sofferma poi su un apparente paradosso. Ad oggi, il 95% delle banche europee che offrono prestiti alle industrie ha dei piani molto chiari per abbattere le emissioni. Peccato che invece soltanto 1 impresa su 10 abbia piani altrettanto chiari, sempre ammesso che li abbia. Il risultato è che le banche vanno a finanziare attività tutt’altro che in linea con Parigi (e con i loro stessi piani).

Esistono poi grandi differenze da settore a settore. Nei settori dell’acciaio e dei servizi elettrici, i dati mostrano che le migliori aziende sono fino a 4 volte più efficienti in termini di emissioni di carbonio rispetto a quelle con prestazioni più basse. Ma gli autori notano che solo 1/3 delle aziende nei comparti a maggiore impatto rendono noti i dati sulle emissioni Scope 3, cioè quelle indirette che derivano dalla intera catena del valore.