L’analisi degli impegni sul clima depositati dai 195 paesi membri della Convenzione quadro dell’ONU sul cambiamento climatico è impietosa. A fine decennio i gas serra scenderanno solo di due punti percentuali, invece che del -43% indicato dall’ultimo rapporto dell’IPCC come necessario per rispettare l’Accordo di Parigi. E i piani per net zero ci faranno arrivare solo a -63% nel 2050
Nessuna vera inversione di rotta sulle emissioni globali
(Rinnovabili.it) – Nel 2030 le emissioni globali di gas serra caleranno solo del 2%. Le politiche sul clima, anche se più ambiziose rispetto al passato, sono drasticamente insufficienti per rispettare gli obiettivi dell’Accordo di Parigi. C’è infatti un abisso tra questo 2% e il -43% ritenuto necessario dall’ultimo rapporto del Panel Intergovernativo sul Cambiamento Climatico (IPCC) per restare vicini alla soglia di 1,5 gradi.
È il giudizio amaro che emerge dall’analisi della Convenzione quadro dell’ONU sul cambiamento climatico (UNFCCC) sugli obiettivi nazionali sul clima (Nationally Determined Contributions, NDC) depositati dai 195 paesi membri a due settimane esatte dall’inizio della Cop28 di Dubai.
I governi stanno facendo solo “piccoli passi” per scongiurare la crisi climatica, mentre servono “passi avanti coraggiosi alla COP28 di Dubai” per “rimettersi in carreggiata”, commenta il segretario esecutivo delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, Simon Stiell. Il vertice sul clima “deve rappresentare un chiaro punto di svolta. I governi non devono solo concordare quali azioni più incisive verranno intraprese sul clima, ma devono anche iniziare a mostrare esattamente come realizzarle”, aggiunge.
Le emissioni globali continueranno a crescere
Passi concreti per invertire, non solo correggere la rotta. Perché le emissioni globali, da qui al 2030, continueranno a salire. L’analisi degli NDC aggiornati al 25 settembre di quest’anno mostra che la curva dei gas serra antropici generati punterà ancora verso l’alto per tutto il decennio. Arrivando, nel 2030, a un +8,8% rispetto ai livelli del 2010. Un numero tutt’altro che certo: si basa sull’ipotesi che tutte le misure contenute negli NDC vengano effettivamente messe in campo.
C’è stato, è vero, un miglioramento negli ultimi 12 mesi. Quando l’UNFCCC ha tirato le somme l’anno scorso, alla vigilia della Cop27 di Sharm, la proiezione saliva a +10,6%. Ma il miglioramento è solo “marginale”. E se entro il 2030 le emissioni globali nette scenderanno di due punti percentuali è perché alcuni paesi stanno progredendo spediti nel passaggio alle energie rinnovabili, non perché ci sia un effettivo, globale cambiamento di rotta sull’uso delle fossili.
Per raggiungere davvero il picco delle emissioni prima del 2030, afferma il rapporto, “è necessario implementare gli elementi condizionali degli NDC, che dipendono principalmente dall’accesso a maggiori risorse finanziarie, dal trasferimento di tecnologia, dalla cooperazione tecnica e dal sostegno allo sviluppo di capacità; così come la disponibilità di meccanismi basati sul mercato”. Depositando i loro NDC, infatti, gli stati si impegnano a realizzare una serie di misure aggiuntive, definite condizionali, solo se si concretizzano certe condizioni. Come, appunto, la possibilità di accedere a canali di finanziamento particolari.
I piani per net zero al 2050 valgono solo -63% di emissioni
In un secondo rapporto, anche questo pubblicato oggi, l’UNFCCC fa invece il punto sulle strategie per la transizione verso emissioni nette zero entro o intorno alla metà del secolo. Attuando tutte le misure previste per l’obiettivo net zero, complessivamente i 75 paesi membri che le hanno annunciate farebbero calare le emissioni globali appena del 63% rispetto al livello del 2019. E i piani rinviano al futuro azioni che dovrebbero essere intraprese oggi per avere più chances di contenere il riscaldamento globale sotto le soglie di Parigi.