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Emissioni fossili, per tagliarle del 60% bastano gli extra-profitti

Secondo l’Agenzia internazionale dell’energia, investire 600 mld $ in 7 anni basta per abbattere della metà le emissioni generate dall’estrazione e dalla distribuzione di petrolio e gas. Basta indirizzare le risorse verso 5 ambiti prioritari

Produzione di petrolio: l’Opec+ taglierà 1 mln di barili
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Il nuovo rapporto dell’IEA sulla riduzione al 2030 delle emissioni fossili

(Rinnovabili.it) – L’industria oil&gas può tagliare le emissioni fossili del 60% da qui a fine decennio e spendendo una parte degli extra-profitti realizzati solo nel 2022. A fronte di un investimento da 600 miliardi di dollari nei prossimi 7 anni, le compagnie fossili possono ridurre del 50% l’intensità emissiva delle proprie attività. Se si sommano anche i cali che derivano dai minori consumi previsti per il 2030, la riduzione delle emissioni arriva al 60%.

Lo sostiene l’Agenzia internazionale per l’energia in un rapporto pubblicato di recente, dove individua cinque aree prioritarie d’intervento per il comparto oil&gas. È su questi ambiti che gli investimenti si dovrebbero concentrare per sfruttare al massimo il potenziale di riduzione delle emissioni del settore.

Le priorità per tagliare le emissioni fossili

Al primo posto, l’ente con sede a Parigi mette affrontare le emissioni di metano, a cui si affianca un altro punto: eliminare tutti i flaring (la pratica che consiste nel bruciare una parte di gas presso gli impianti) non di emergenza. “Una gran varietà di tecnologie e misure già rodate potrebbero tagliare queste emissioni del 75% in un periodo di tempo molto breve. Ed è conveniente dal punto di vista dei costi: la maggioranza delle spese richieste possono semplicemente essere ripagate dalla vendita del gas catturato”, commenta il direttore dell’Iea Fathi Birol.

Seguono poi l’elettrificazione delle strutture a monte con elettricità a basse emissioni, dotare i processi petroliferi e del gas di sistemi di cattura, utilizzo e stoccaggio del carbonio (le tecnologie CCUS), e ampliare l’uso di idrogeno a basse emissioni nelle raffinerie.

L’estrazione di petrolio e gas dal sottosuolo, la sua lavorazione e la distribuzione ai consumatori finali sono attività che rappresentano quasi il 15% delle emissioni globali legate all’energia. Vale a dire più di tutte le emissioni generate dagli Stati Uniti, il doppio delle emissioni annue dell’intera Unione Europea.