Rinnovabili • Flaring di gas: emette 5 volte più metano del previsto

Pochi numeri, obiettivi vaghi: delude il piano cinese per ridurre le emissioni di metano

Il documento pubblicato dal ministero dell’Ambiente non fissa target di riduzione delle emissioni, solo obiettivi di riuso del CH4 in altri processi industriali. Al centro dello sforzo cinese ci sono le emissioni che derivano da miniere di carbone ed estrazione di petrolio, oltre alle fuoriuscite in fase di trasporto. Inserito anche l’impegno a migliorare il monitoraggio e la reportistica nei tre settori maggiormente responsabili delle emissioni (energia, agricoltura, rifiuti)

Flaring di gas: emette 5 volte più metano del previsto
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La Cina, da sola, genera il 14% delle emissioni di metano globali

(Rinnovabili.it) – Nessun obiettivo chiaro di riduzione dei volumi emissivi. Solo target per il riutilizzo come combustibile. E l’impegno a ridurre il flaring e ad affrontare le fuoriuscite da gasdotti e miniere di carbone. Sono i pochi elementi che entrano nell’atteso piano della Cina per ridurre le emissioni di metano. Un piano, pubblicato oggi, che gli osservatori bollano immediatamente come deludente e vago.

Dalla Cina arriva il 14% delle emissioni di metano globali

Il potenziale beneficio per il clima era molto elevato, così come le aspettative: Pechino genera da sola il 14% delle emissioni di metano globali e un suo impegno serio avrebbe dato un contributo significativo a ridurre questo gas serra. Il metano è un gas con un potere climalterante 82,5 volte superiore alla CO2 nei primi 20 anni in cui resta in atmosfera.

Anche se si degrada molto più rapidamente dell’anidride carbonica, sul breve periodo è uno dei fattori che può incidere di più sull’andamento del riscaldamento globale. Visto quanto siamo vicini a sforare 1,5°C, con il 2023 che per il momento è a +1,43 gradi, affrontare il tema del taglio delle emissioni di metano è un tassello fondamentale delle politiche climatiche globali.

Il piano di Pechino

I nuovi obiettivi sulle emissioni di metano arrivano al termine di una 4 giorni di vertici blaterali sul clima con gli Stati Uniti. Con Washington, nel 2021, Pechino aveva stretto un patto per aumentare la collaborazione sul taglio del CH4. Ma non aveva aderito all’iniziativa globale per ridurre le emissioni di metano del 30% entro il 2030, sponsorizzata proprio dagli USA insieme all’UE.

Nel documento pubblicato dal ministero dell’Ambiente cinese si specifica l’obiettivo di riutilizzare 6 miliardi di metri cubi di metano recuperato dalle miniere di carbone come combustibile in altri processi industriali. Entro il 2030, Pechino si pone anche l’obiettivo di ridurre le emissioni che derivano dall’estrazione di petrolio, ma non fissa numeri, limitandosi a dichiarare che l’obiettivo è arrivare a livelli avanzati rispetto alla media internazionale.

C’è poi l’impegno a migliorare la qualità del monitoraggio e degli obblighi di reportistica entro il 2030. Anche in questo caso, però, i dettagli importanti sono praticamente assenti. L’unico aspetto rilevante citato è la copertura, effettivamente ampia, che dovrebbe abbracciare tutti e tre i principali settori responsabili delle emissioni, ovvero quello energetico, quello dell’agricoltura e dell’allevamento, e quello dei rifiuti.

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