Un nuovo studio mostra quali parti dell'economia globale sono state maggiormente colpite dagli effetti della pandemia. E suggerisce i passi per stabilizzare il clima globale nel post-crisi
Nei primi 6 mesi all’anno le emissioni di CO2 mondiali sono calate di 1.5 miliardi di tonnellate
(Rinnovabili.it) – Mentre la pandemia di SARS-CoV-2 continua a stringere il pianeta in una morsa minacciando milioni di vite, c’è chi cerca di trarre un insegnamento dalla crisi. È il caso di un gruppo internazionale di scienziati che voluto valutare in maniera più precisa l’impatto del COVID-19 sulle emissioni di CO2 mondiali.
I ricercatori hanno basato le loro stime su una vasta gamma di dati. Dalla produzione oraria di energia elettrica in 31 paesi, al traffico giornaliero in più di 400 città, dai voli passeggeri quotidiani ai dati di produzione mensile dell’industria in 62 nazioni. Per finire con il consumo energetico degli edifici in 200 Paesi. Il risultato di questa complessa analisi potrebbe essere tradotto con un semplice numero: 8,8. È questa, infatti, la percentuale di riduzione delle emissioni di CO2 ottenuta dagli studiosi per i primi sei mesi del 2020 (rispetto al 2019). Un valore che porta l’effetto “di contrazione” della pandemia sopra a quello della crisi finanziaria del 2008, della crisi petrolifera del 1979 o persino della seconda guerra mondiale.
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“Ciò che rende unico il nostro studio è l’analisi dei dati meticolosamente raccolti quasi in tempo reale”, spiega l’autore principale, Zhu Liu, dell’Università Tsinghua di Pechino. “Osservando i dati giornalieri compilati dall’iniziativa di ricerca Carbon Monitor siamo stati in grado di ottenere una panoramica molto più rapida e accurata […] le tempistiche mostrano come le diminuzioni delle emissioni siano corrisposte alle misure di blocco in ogni paese. Ad aprile, al culmine della prima ondata di infezioni da coronavirus […] le emissioni sono addirittura diminuite del 16,9%. Nel complesso, i vari focolai hanno provocato cali emissivi che normalmente vediamo solo a breve termine in festività come il Natale”.
Il calo di 8,8% delle emissioni di CO2 mondiali corrisponde a circa 1.5 miliardi di tonnellate di anidride carbonica in meno rilasciate nell’atmosfera. La riduzione maggiore? Quella registrata nel settore dei trasporti terrestri con un deciso -40%. Seguono i contributi del comparto energetico e industriale, rispettivamente con un calo del 22% e del 17%. I ricercatori hanno anche scoperto forti effetti di rimbalzo. Con l’eccezione della continua diminuzione nel settore trasporti, da luglio 2020, una volta revocate le misure di blocco, la maggior parte delle economie è tornata agli abituali livelli abituali di emissione di CO2.
Il dato più preoccupante? Questi cali hanno avuto un effetto quasi impercettibile sulla concentrazione atmosferica di CO2 a lungo termine. Pertanto, gli autori sottolineano che l’unica strategia valida per stabilizzare il clima è una revisione completa del settore industriale e commerciale. “Anche se il calo dell’anidride carbonica ha raggiunto valori senza precedenti, la diminuzione delle attività umane non può essere la risposta”, afferma il coautore Hans Joachim Schellnhuber, direttore dell’Istituto di Potsdam per la ricerca sull’impatto climatico. “Abbiamo invece bisogno di cambiamenti strutturali e trasformazionali nei nostri sistemi di produzione e consumo di energia. Il comportamento individuale è certamente importante, ma ciò su cui dobbiamo veramente concentrarci è ridurre l’intensità di carbonio della nostra economia globale”. La ricerca è stata pubblicata su Nature (testo in inglese).