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Emissioni CO2 incorporate negli edifici, ecco come tagliarle in modo efficace

Dagli edifici dipendono il 37% delle emissioni globali, buona parte delle quali è legata ai materiali e alle pratiche di costruzione e non alla vita operativa degli edifici. L’Agenzia ONU per la protezione ambientale (UNEP) illustra la strategia per abbatterle

Emissioni CO2 incorporate negli edifici: ecco come tagliarle in modo efficace
Foto di Ricardo Gomez Angel su Unsplash

Il rapporto dell’UNEP suggerisce tre direttrici per tagliare le emissioni di CO2 incorporate nel settore edilizio

(Rinnovabili.it) – Come ridurre le emissioni di CO2 incorporate negli edifici? Tagliare i gas serra generati dalla loro vita operativa è un percorso piuttosto lineare, dove grazie alla crescente decarbonizzazione del mix energetico ci si può attendere riduzioni del 50-75% nei prossimi decenni. Meno semplice affrontare l’impatto durante l’intero ciclo di vita dei materiali. La soluzione è l’approccio Evita-Cambia-Migliora, spiega l’Agenzia ONU per la protezione ambientale (UNEP) in un rapporto pubblicato il 12 settembre.

Dal cemento all’acciaio, dal legno ad altre biomasse, all’alluminio: questi materiali hanno un’impronta di carbonio e un impatto sugli ecosistemi molto pesante e contribuiscono a rendere il settore edilizio la fonte di circa il 37% delle emissioni globali. Ogni 5 giorni, per via dell’urbanizzazione in corso, vengono creati in tutto il mondo edifici pari alle dimensioni di Parigi.

Come ridurre le emissioni di CO2 incorporate negli edifici?

Per ridurre le emissioni di CO2 incorporate negli edifici, il primo passo è evitare gli sprechi. Come? Implementando un approccio circolare. La priorità è costruire meno, riconvertendo gli edifici esistenti. Così si può generare il 50-75% di emissioni in meno rispetto alle nuove costruzioni. Poi, promuovere la costruzione con meno materiali e con materiali che abbiano un’impronta di carbonio inferiore e facilitino il riutilizzo o il riciclo.

Secondo punto: passare a materiali da costruzione rinnovabili di origine etica e sostenibile. Tra cui legname, bambù e biomassa. Qui il risparmio complessivo in termini di emissioni, in molte regioni del mondo, può arrivare fino al 40% nel settore edilizio entro il 2050. Ma “è necessario un maggiore sostegno politico e finanziario per garantire l’adozione diffusa di bioedilizia rinnovabile”, sottolinea l’UNEP.

Infine, il terzo punto è migliorare la decarbonizzazione dei materiali convenzionali che non possono essere sostituiti. La lavorazione del calcestruzzo, dell’acciaio e dell’alluminio – tre settori responsabili oggi del 23% delle emissioni globali complessive – oltre a vetro e mattoni sono le priorità.

“Fino a poco tempo fa, la maggior parte degli edifici venivano costruiti utilizzando terra, pietra, legname e bambù di provenienza locale. Eppure i materiali moderni come il cemento e l’acciaio spesso danno solo l’illusione della durabilità, finendo solitamente nelle discariche e contribuendo alla crescente crisi climatica”, ha affermato Sheila Aggarwal-Khan, direttrice della Divisione Industria ed Economia dell’UNEP.

“L’azzeramento netto nel settore dell’edilizia e delle costruzioni è raggiungibile entro il 2050, a patto che i governi mettano in atto le giuste politiche, incentivi e normative per apportare un cambiamento all’azione del settore”, ha aggiunto.