Il catasto degli incendi non viene aggiornato da più di 4 Comuni su 10. Mancano mezzi adeguati (o sono stati privatizzati, come i Canadair). Intanto nel 2021 sono bruciati 158mila ettari di boschi e pascoli, quasi il triplo dell’anno scorso
Un dossier di Europa Verde punta il dito sui problemi strutturali dietro l’emergenza incendi
(Rinnovabili.it) – Dall’inizio dell’anno sono andati in fumo 158mila ettari di boschi e pascoli. Un’area grande come Roma, Milano e Napoli messe insieme. Con punte altissime al sud, soprattutto in Sicilia. Nell’isola le fiamme hanno cancellato 78mila ettari di territorio, più del 3% della superficie regionale. Poi la Calabria con 36mila ettari. La Sardegna segue con 20mila ettari. Sono i numeri dell’emergenza incendi di questa estate 2021, raccolti in un dossier da Europa Verde su dati dell’European Forest Fire Information System (EFFIS) della Commissione europea.
I problemi strutturali dietro l’emergenza incendi
Il problema? Tutto bloccato sul fronte della prevenzione. Sulla portata dell’emergenza incendi pesa il limbo in cui si trova il Corpo Forestale, punta il dito Europa Verde. Smantellato sotto il governo Renzi e accorpato ai Carabinieri, un matrimonio che non ha mai davvero ingranato. E intanto i forestali devono fare i conti con mezzi obsoleti. Altro punto che fa discutere: la flotta di Canadair è stata privatizzata, e per ricorrere a questo strumento indispensabile si spende ogni anno una marea di soldi pubblici.
Ancora sul versante prevenzione: il catasto degli incendi, uno strumento dimenticato. Il dossier cita dati dei Carabinieri e sottolinea che l’anno scorso il 44% del Comuni non ne ha presentato richiesta. Il catasto serve alle amministrazioni locali per apporre vincoli di diversa natura e durata (da 5 a 15 anni) sui terreni colpiti da incendio. Un uso puntuale scoraggerebbe almeno una parte degli autori degli incendi dolosi.
“Se abbiamo catasti fermi da anni – ragionano gli autori del rapporto – significa che abbiamo centinaia di migliaia di ettari che non sono sotto tutela, e dove paradossalmente è consentita l’attività venatoria, è consentita l’attività di pascolo e, cosa ancor peggiore, sono consentite le attività di trasformazione urbanistica”. Indicativo il dato del 2020: su 53mila ettari bruciati, 25mila non hanno avuto la tutela su cui, per legge, potevano contare.
C’è poi il tema del cambiamento climatico, che galoppa soprattutto a colpi di desertificazione. Il CNR considera a rischio il 70% della Sicilia e più di metà di Puglia, Molise e Basilicata. Ogni 10 km2 di territorio nazionale, uno è esposto alla desertificazione.