In un policy brief presentato il 4 marzo alla presidenza del Consiglio dei Ministri, l’Alleanza per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS) di Enrico Giovannini stima in 26 miliardi la spesa necessaria per rendere più resiliente il Belpaese di fronte al dissesto idrogeologico alimentato dagli eventi climatici estremi. “Il costo dell’inazione è nettamente superiore a quello da sostenere per affrontare seriamente i rischi derivanti dalla crisi climatica”, sottolinea Giovannini
Tra 2013 e 2019, l’Italia ha speso 20 mld per le emergenze e solo 2 in prevenzione
(Rinnovabili.it) – Spendiamo molto, ma spendiamo male per fronteggiare eventi climatici estremi e i loro effetti in termini di alluvioni, piogge e frane. Continuiamo a rincorrere i danni invece di puntare in modo strutturato sulla prevenzione. La spesa per il dissesto idrogeologico in Italia parla chiaro: il rapporto tra risorse per affrontare le emergenze e risorse per la prevenzione è di 10 a 1. Nel periodo 2013- 2019 sono stati spesi circa 20 miliardi di euro per l’emergenza e circa 2 miliardi per la prevenzione, oltre le vittime e il costo sopportato dai privati. Lo sottolinea un policy brief di ASviS, l’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile.
Le priorità per contrastare il dissesto idrogeologico in Italia
Eppure per rendere più resiliente il paese servirebbero risorse relativamente limitate. Secondo le stime di ASviS, per affrontare il dissesto idrogeologico in Italia ci vogliono circa 26 miliardi di euro. Da indirizzare verso una serie di interventi e approcci prioritari, che si affiancano a cambiamenti procedurali.
Tra le priorità individuate dall’istituto diretto da Enrico Giovannini spicca l’individuazione di una procedura uniforme per la gestione delle fasi di emergenza e ricostruzione, ma anche l’applicazione del modello della “resilienza trasformativa” alla fase di ricostruzione. Si tratta dell’approccio alla base del Next Generation EU: “non si tratta di assorbire uno shock tornando velocemente al punto di partenza, perché questo schema funziona se si è già su un sentiero ottimale, ma di sfruttare la caduta per fare un salto in avanti su un sentiero di sviluppo sostenibile”, spiega il policy brief. In concreto, si tratta di un modello di ricostruzione che tenga anche conto dei rischi esistenti, senza ignorarli come fatto in passato.
Tra gli altri ambiti prioritari individuati nel documento c’è poi la questione delle risorse necessarie. Secondo ASviS, bisognerebbe triplicare la capacità di spesa per interventi di prevenzione del rischio idrogeologico segnalati dalle Regioni e di competenza del MASE, portandola “rapidamente” a 1 miliardo di euro l’anno rispetto agli attuali 300 milioni. Tra le azioni più urgenti si segnala l’adeguamento, in via straordinaria, della pianificazione di bacino tramite i Piani per l’Assetto Idrogeologico (PAI) alle nuove mappe di pericolosità. “Tale pianificazione deve essere sovraordinata rispetto alla pianificazione urbanistica comunale e tenere conto delle mappe dei rischi contenute nei Piani Gestione Rischio Alluvioni (PGRA) delle Autorità di bacino distrettuali”, specifica il policy brief.
“Il costo dell’inazione è nettamente superiore a quello da sostenere per affrontare seriamente i rischi derivanti dalla crisi climatica, che già ora impatta sui nostri ecosistemi, sulle attività economiche e sulla vita delle persone. Per questo, bisogna rafforzare gli investimenti, ma anche il ruolo di coordinamento della Presidenza del Consiglio in modo da avere una visione integrata delle azioni sul ciclo idrologico”, dichiara il direttore scientifico dell’ASviS, Enrico Giovannini.