Sparita in 12 mesi un’area grande il doppio della provincia di Roma. Il risultato peggiore dal 2012. Continua il degrado della foresta pluviale sotto la presidenza Bolsonaro
I dati Imazon sul disboscamento dell’Amazzonia
(Rinnovabili.it) – Deforestazione fuori controllo. Nonostante gli annunci di Bolsonaro. Nonostante l’esercito schierato – così sostiene il presidente brasiliano – per fermare il logging illegale. È questa la fotografia scattata dalla ong Imazon, che monitora da anni lo stato di salute della foresta pluviale più grande del mondo. Il disboscamento dell’Amazzonia accelera e segna nuovi record negativi.
Era dal 2012 che non si registrava un’annata così disastrosa per l’Amazzonia brasiliana. Tra agosto 2020 e luglio 2021, calcola Imazon, la superficie di foresta mangiata dalle motoseghe è arrivata alla cifra di 10.476 km2. In pratica, in 12 mesi il disboscamento dell’Amazzonia ha fatto sparire un’area di foresta grande il doppio della provincia di Roma, o 8 volte il parco nazionale del Gran Sasso. Un balzo in avanti del 57% rispetto all’anno precedente.
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Nonostante i proclami, Bolsonaro non sta riuscendo a invertire la rotta e a salvaguardare l’Amazzonia. Un tema che è diventato caldissimo già nei primi mesi della sua presidenza, iniziata a gennaio 2019 e che si è surriscaldato ancor di più quest’estate. Il ministro dell’Ambiente Ricardo Salles è finito in manette per un affare legato al traffico illegale di legname e il presidente ha lanciato una nuova offensiva.
Ripristinata il 30 giugno l’operazione militare che aveva portato le baionette nell’Amazzonia, con il risultato di intimidire attivisti e ong locali invece di perseguire chi spinge la deforestazione. Era terminata pochi mesi prima. Oltre ai “boots on the ground”, Bolsonaro è attivissimo anche in parlamento. A luglio ha neutralizzato anche l’ultima agenzia federale indipendente con compiti di salvaguardia ambientale, l’Inpe, finora risparmiata dall’ondata di commissariamenti che ha messo ai vertici degli enti statali uomini in divisa fedelissimi del presidente.
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Intanto procede il negoziato con Stati Uniti, UK, Norvegia e altri paesi per mettere un prezzo alla tutela dell’Amazzonia. Bolsonaro sta provando a farsi dare 1 mld di dollari l’anno in cambio dello stop alla deforestazione di un ecosistema che versa in condizioni sempre più critiche, con 10mila specie dichiarate a rischio, il 35% della superficie disboscato o degradato, e uno studio decennale che certifica che ora la foresta emette più CO2 di quanta ne assorbe e non è più il polmone verde ella Terra.