Uno studio pubblicato su Scientific Reports calcola che si potrebbe limitare la deforestazione della savana più antica e biodiversa al mondo mettendo sotto tutela il 30% degli appezzamenti terrieri maggiori di 2.500 ettari. La pressione dell’agribusiness è 5 volte più forte nel Cerrado che in Amazzonia
Nel 2023 il degrado del Cerrado è aumentato del 43%
(Rinnovabili.it) – Anche se l’arrivo al governo di Lula nel 2023 ha invertito decisamente la rotta per la deforestazione in Amazzonia, la situazione continua a peggiorare per l’altro prezioso ecosistema del Brasile. Il degrado del Cerrado, la savana più antica e ricca di biodiversità del Pianeta, segna un preoccupante +43% l’anno scorso. Sono spariti nell’arco di 12 mesi 7.828,2 km2 di bioma, più di 40 volte l’estensione della città di Milano. Il driver principale è la pressione antropica, con un ruolo fondamentale dei grandi appezzamenti di proprietà dell’agribusiness. Ma per iniziare a limitare i danni basterebbe estendere le tutele al 30% di queste grandi proprietà.
Come limitare il degrado del Cerrado?
Lo ha calcolato uno studio pubblicato su Scientific Reports in cui gli autori incrociano le previsioni sul futuro ritmo di degrado del Cerrado con l’impatto di una piena applicazione delle norme per la protezione ambientale – spesso disattese nel Cerrado – in vigore oggi. Con l’attuale Codice Forestale, la savana brasiliana potrebbe perdere 26,5 milioni di ettari di vegetazione autoctona entro il 2050 e 30,6 mln ha entro il 2070, calcolano gli autori.
Ma questa perdita, sottolineano, “avverrà principalmente all’interno di grandi aree proprietà”, come risulta dall’analisi spaziale. Per conciliare esigenze di conservazione e produzione agricola basterebbe sottoporre a protezione il 30% della superficie delle proprietà superiori a 2.500 ettari: “eviterebbe la perdita di oltre 4,1 milioni di ettari di vegetazione autoctona, corrispondente al 13% della perdita prevista entro il 2070”.
È proprio la pressione dell’agribusiness a guidare il degrado del Cerrado. In modo molto più marcato che in Amazzonia. Lo spiega un recente rapporto di Global Witness che si concentra sull’impatto delle tre maggiori aziende di allevamento e produzione di carne che operano nel paese, cioè JBS, Marfrig e Minerva. Nello stato del Mato Grosso, a cavallo tra Amazzonia e Cerrado, le loro attività provocano una distruzione dell’ecosistema 5 volte maggiore nella savana che nella foresta tropicale. “Il 42,8% degli allevamenti di bestiame nel Cerrado che riforniscono le tre aziende di carne includono terreni deforestati, rispetto al solo 9,7% degli allevamenti in Amazzonia”, sottolinea il rapporto dell’ong. E nella stragrande maggioranza dei casi, la deforestazione è avvenuta contro le leggi vigenti.