Nell’imminenza della COP26 fioccano le nuove promesse. Per il Brasile si tratta di convincere i suoi interlocutori che può contenere il disboscamento dell’Amazzonia. In cambio, però, vuole continuare a sfruttarla
Il target di deforestazione zero viene anticipato di 2 anni
(Rinnovabili.it) – Inasprire il giro di vite contro il disboscamento illegale e accelerare l’obiettivo di deforestazione zero. No, il governo brasiliano non è caduto sulla via di Damasco ma su quella – tutta negoziati e accordi – di Glasgow. A meno di una settimana dall’inizio del vertice sul clima, il vice presidente Hamilton Mourao ha annunciato obiettivi più ambiziosi sulla foresta amazzonica. Ma ha poca credibilità.
Per il Brasile, la COP26 in Scozia serve a ricevere la benedizione della comunità internazionale sulla propria gestione della foresta amazzonica e delle altre aree cruciali per il clima globale, come il Pantanal. Il governo guidato da Jair Bolsonaro è disposto a concedere qualcosa pur di poter proseguire nello sfruttamento delle risorse della foresta tropicale, magari usando il placet di big come gli Stati Uniti come scudo contro le accuse di violazione dei diritti umani e di devastazione degli ecosistemi.
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L’operazione seduzione è partita ad aprile, al summit dei leader sul clima organizzato da Biden. In quell’occasione Bolsonaro aveva promesso deforestazione zero entro il 2030 – senza spiegare come, ma nessuno gliel’ha chiesto. Nel frattempo continuano i negoziati con USA, Norvegia e UK per la tutela dell’Amazzonia: il Brasile vuole 1 mld di dollari l’anno, gli altri paesi chiedono di vedere dei risultati concreti prima di aprire il portafoglio.
Ieri è andato in scena il secondo capitolo dell’operazione. Il braccio destro di Bolsonaro, un militare che ha dismesso la divisa per diventare vice presidente, ha promesso che l’obiettivo deforestazione zero sarà raggiunto anche 2-3 anni in anticipo, vale a dire al più tardi nel 2028. Nella stessa conferenza stampa ha aggiunto che non si può impedire lo sviluppo del settore minerario nell’Amazzonia, che le miniere illegali di oro sono sovrastimate (sarebbero “solo” 4.000), e che la costruzione di nuove strade in mezzo alla foresta pluviale (un danno enorme per la biodiversità) sono essenziali per lo sviluppo della regione.
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Con questi stessi argomenti, Bolsonaro andrà a Glasgow a farsi dare il via libera finale. Certo dovrà convincere i suoi interlocutori che sulla deforestazione fa sul serio. I dati di Imazon raccontano una storia amara, con gli ultimi 12 mesi che sono stati i peggiori da 10 anni a questa parte per il disboscamento illegale in Brasile. Il presidente sta provando a far passare in cavalleria anche questo, mettendo finalmente sul tavolo dei negoziati il suo attesissimo sì alla creazione di un mercato de carbonio globale. Come a dire, io rendo la COP26 un successo in cambio dell’ok a continuare lo sfruttamento dell’Amazzonia.
(lm)