Il dossier del World Resource Institute sulla perdita di copertura forestale nel mondo registra un trend in netto peggioramento nell’anno del Covid. Preoccupano Amazzonia, Congo e sud-est asiatico
Balzo della deforestazione in Brasile: +25%
(Rinnovabili.it) – Più di 12 milioni di ettari nel 2020. Un aumento del 12% rispetto all’anno prima. E 42mila km2 persi soltanto nelle regioni tropicali, le più preziose. Sono i numeri della deforestazione registrata nel mondo l’anno scorso. Numeri che segnalano una tendenza allarmante: il tasso di disboscamento è in crescita, ben al di sopra della media degli ultimi 20 anni.
Lo segnala il World Resource Institute, che tramite la piattaforma Global Forest Watch monitora lo stato della deforestazione a livello globale. Il 2020 non è stato l’anno peggiore in termini assoluti. Ma l’istituto rileva che nonostante l’aumento dell’attenzione dell’opinione pubblica su questo tema, e le pressioni internazionali legate all’azione climatica, il trend è in peggioramento.
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“Il 2020 doveva essere un anno fondamentale nella lotta contro la deforestazione, un anno in cui molte aziende, paesi e organizzazioni internazionali si erano impegnate a dimezzare o fermare completamente la perdita di foreste”, si legge nel dossier di WRI. “Le continue perdite di foreste tropicali primarie rendono chiaro che l’umanità non è riuscita a raggiungere questi obiettivi”.
A preoccupare di più sono le perdite di copertura forestale nelle regioni tropicali. Queste foreste pluviali sono uno dei principali serbatoi di carbonio (carbon sink) del mondo e hanno un ruolo importante nel contenere il cambiamento climatico. Ma al tempo stesso, questi ecosistemi sono veri e propri scrigni di biodiversità. A questo proposito il WRI segnala che l’Amazzonia sta soffrendo molto più che in passato per eventi climatici estremi. La prova è la geografia degli incendi: non più solo ai margini delle aree disboscate, ma persino nel bel mezzo della foresta pluviale, resa più secca da ondate di calore.
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Amazzonia, Congo e sud-est asiatico sono i punti più caldi per la deforestazione nelle fase tropicali. Qui la perdita di foresta primaria risulta in emissioni di CO2 per 2,64 Gt: una quantità equivalente alle emissioni annuali di 570 milioni di auto.
Il Brasile è lo Stato peggiore quanto a perdita di foresta. Nel 2020 sono stati addirittura 1,7 milioni gli ettari di Amazzonia caduti a colpi di motosega. Un incremento astronomico, del 25% rispetto all’anno prima. “Il Brasile ha ottenuto un’enorme riduzione della deforestazione, ma ora stiamo assistendo al disfacimento di quel successo, ed è straziante”, commenta amaro Frances Seymour del WRI. La presidenza Bolsonaro inizia a presentare il conto.