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Decreto inerti: 24 ore alla chiusura della consultazione pubblica

Il MASE vuole allentare le restrizioni ambientali del decreto inerti, perché scoraggiano il riciclo. Ma quali effetti avrà questa scelta sulla salute?

decreto inerti
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La difficile ricerca di un equilibrio tra economia circolare e salute pubblica nel decreto inerti

(Rinnovabili.it) – Mancano solo 24 ore per fare osservazioni per il miglioramento del decreto inerti. Si conclude domani, infatti, la consultazione pubblica aperta in sordina dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica sullo schema di regolamento sugli inerti da costruzione e demolizione e altri rifiuti di origine minerale. 

“Diversi stakeholders, tra i quali operatori del settore del recupero dei rifiuti da costruzione e demolizione, e pubbliche amministrazioni hanno segnalato a questo Ministero alcuni possibili miglioramenti con le relative proposte di revisione – scrive il MASE in una nota – Pertanto, questo Ministero ha avviato, anche con il supporto di ISPRA e ISS, il procedimento volto alla revisione del suddetto decreto ministeriale”.

A questo link è possibile inviare le proprie osservazioni, ma la finestra sta per chiudersi dopo appena 10 giorni. 

Cosa c’è in ballo nel decreto inerti? Il decreto inerti è stato varato nel 2022 dall’allora Ministero della Transizione Ecologica (MiTE), e stabilisce i criteri specifici per il recupero di rifiuti derivanti dalle attività di costruzione e di demolizione, così come altri rifiuti inerti di origine minerale.

Perché non piace il decreto inerti

Le contestazioni arrivate riguardano i criteri ambientali, considerati dagli operatori troppo severi, che li spingerebbero così a non recuperare la materia. In particolare per cloruri e solfati presenti negli inerti, l’effetto di regole severe per il riciclo potrebbe incentivare la discarica. Non c’è una soluzione semplice, perché allargare le maglie della norma – come sembra fare questo tentativo del MASE – rischia di avere effetti sanitari e ambientali ancora più diretti. Se gli inerti inquinati rientrano nella filiera, infatti, si troveranno più vicini agli spazi di vita e transito delle persone.

Le richieste di cambiamento della norma già ricevute dal Ministero, infatti, riguardano alcuni specifici argomenti: la possibilità di utilizzare gli inerti recuperati anche come clinker (componente del cemento), un aumento dei limiti per l’uso degli inerti come materia prima seconda, l’inserimento di valori limite per l’uso di materiale di recupero in nuove applicazioni. 
Dove verranno impiegati i materiali di risulta a più alta concentrazione di inquinanti? Quale può essere un bilanciamento accettabile tra la tutela della salute delle persone e le necessità dell’industria del riciclo? Con queste domande in mente, attivisti ed esperti della materia possono impiegare le ultime ore della consultazione ministeriale. Per vedere poi se e quanto il nuovo decreto inerti avrà preso in considerazione le diverse opinioni.