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I crediti di carbonio non proteggono le foreste tropicali

Appena 1 credito su 13 certificato da Verra nell’ambito del programma REDD+ riflette delle compensazioni effettive. Troppa flessibilità nelle metodologie di certificazione di quello che oggi è considerato il golden standard rendono il sistema inutile per la conservazione degli ecosistemi tropicali

Crediti di carbonio: solo il 7% corrispondono a compensazioni reali
Foto di Avinash Kumar su Unsplash

L’analisi dell’università di Berkeley

(Rinnovabili.it) – Lasciate le foreste tropicali fuori dal mercato dei crediti di carbonio: questi ecosistemi non sono adatti per il carbon offsetting. I progetti di conservazione delle foreste falliscono l’obiettivo e non possono garantire una vera compensazione delle emissioni generate dai combustibili fossili. Nemmeno quando vengono applicati gli standard ritenuti migliori.

Troppa flessibilità nel valutare i crediti di carbonio

A dirlo è un rapporto scritto da 14 ricercatori dell’università di Berkeley e commissionato da Carbon Market Watch che ha scandagliato l’efficacia reale dei crediti di carbonio certificati del programma REDD+ da Verra, uno degli operatori più importanti al mondo che, di fatto, costituisce il “golden standard” in materia. Il problema? “Le metodologie falliscono sistematicamente nel garantire l’integrità ambientale”, mentre il loro “eccessivo grado di flessibilità” consente ai proprietari dei progetti di fare carte false.

Questo mercato dei crediti di carbonio permette a un’azienda o un paese di pagare soggetti terzi per finanziare dei progetti di conservazione della foresta tropicale. L’idea è che i soldi investiti permetteranno a quelle particelle di foresta di continuare a funzionare come pozzo di carbonio, sottraendo e stoccando CO2 negli anni a venire. La quantità di CO2 così sequestrata viene “trasformata” in un credito di carbonio, che permette a chi paga di affermare di aver compensato parte delle sue emissioni.

Ma nella pratica non avviene quasi mai una vera compensazione. Secondo il rapporto, solo il 7% circa dei crediti di carbonio è veramente efficace. “Quando solo un credito di carbonio su 13 rappresenta una reale riduzione delle emissioni, la loro azione si perde nella foresta”, sottolineano gli autori. Per valutarne l’efficacia, i ricercatori di Berkeley hanno analizzato il funzionamento dei carbon offset secondo 5 criteri: valori di base per calcolare i benefici, perdite, contabilità del carbonio, permanenza e misure di salvaguardia.

Lo standard di certificazione permette così tanta flessibilità che non è più in grado di garantire nulla. Chi gestisce i progetti di conservazione, infatti, può scegliere sia la metodologia per la certificazione sia i parametri da utilizzare. Ad esempio, l’analisi dei valori di base usati, come il livello di deforestazione che è atteso in caso non esistesse il progetto di conservazione, possono avere discrepanze anche del 1400%. Una variabilità troppo alta. Che consente ai detentori dei progetti di “barare”.