Il 1° studio a scandagliare il tema di cosa ci spinga a modificare abitudini radicate in risposta alla crisi climatica fornisce uno strumento innovativo per capire meglio tempi e modi della transizione ecologica
Lo studio è apparso su Philosophical Transactions of the Royal Society B: Biological Sciences
(Rinnovabili.it) – Un modo di fare innovativo. Che fornisce un beneficio tangibile. E riesce così a diffondersi. Sono i tre ingredienti del meccanismo alla base dell’adattamento culturale alla crisi climatica secondo uno studio pubblicato di recente su Philosophical Transactions of the Royal Society B: Biological Sciences. Che parte da una domanda apparentemente semplice: che cosa ci riesce a spingere a cambiare parti importanti della nostra vita, vincendo l’inerzia, le abitudini e le credenze più radicate, quando entra in gioco il cambiamento climatico?
In realtà questo è un punto centrale nel definire la traiettoria della transizione ecologica. Sia a livello privato che industriale, la cosiddetta “path dependency”, ovvero la tendenza ad affidarci a cosa ha funzionato in passato per affrontare le sfide del futuro, è un freno potente ad adottare stili di vita, di produzione e di consumo che siano più compatibili con la realtà della crisi climatica. Eppure, il potenziale anche solo delle trasformazioni che potremmo adottare a livello individuale è altissimo: l’ultimo rapporto dell’IPCC, pubblicato nel 2022, stima che cambiare le nostre abitudini adottando stili di vita sostenibili potrebbe tagliare le emissioni globali del 40-80%.
Capire l’adattamento culturale alla crisi climatica
Per indagare quali siano gli inneschi di un adattamento culturale alla crisi climatica, i ricercatori dell’università del Maine e dell’università del Vermont hanno usato come ambito d’osservazione i cambiamenti nelle colture seminate dagli agricoltori negli Stati Uniti. Dopo aver elaborato un quadro teorico che permette di distinguere tra cambiamenti adattivi, cambiamenti non adattivi e nuove politiche desiderabili, gli autori applicano questo approccio ai dati sulle scelte colturali e sull’uso delle colture di copertura tra il 2008 e il 2021 negli Stati Uniti.
“Troviamo prove che le scelte delle colture si stanno adattando alle tendenze locali” del clima, ma solo in alcune regioni, scrivono i ricercatori. “Ma l’evidenza suggerisce che le colture di copertura potrebbero adattarsi più all’ambiente economico che alle condizioni climatiche”. Due risultati che aiutano a comprendere perché l’analisi dell’adattamento culturale alla crisi climatica può essere uno strumento molto utile per definire le politiche di transizione.
In prima battuta, questo tipo di analisi permette di scorporare i fattori che guidano un cambio di abitudini e di approccio. In questo modo è possibile osservare dove l’adattamento avviene effettivamente e dove, invece, non è rilevabile. E indagarne ulteriormente le cause. In secondo luogo, l’analisi dell’adattamento consente di rilevare, da una prospettiva nuova, l’incidenza delle politiche in essere. Nel caso dell’uso di coperture per le coltivazioni, ad esempio, buona parte dell’adattamento è guidato dalle politiche incentivanti.