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La Cop28 di Abu Dhabi ha un presidente “fossile”

Sultan al-Jaber è stato l’inviato per il clima degli Emirati, ma attualmente è il capo dell’Adnoc, la compagnia petrolifera nazionale e la 12° più grande al mondo

Cop28 di Abu Dhabi: la presidenza va al capo dell’Adnoc
Sultan al-Jaber (centro) riceve il premio dell’Asian Business Leadership Forum in qualità di Ceo dell’Adnoc nel 2017. Crediti: ABLF via Flickr | CC BY-NC-ND 2.0

Con al Jaber, la Adnoc ha fissato l’obiettivo di espandere del 25% la produzione di petrolio entro il 2030

(Rinnovabili.it) – A Sharm el-Sheikh, nelle stanze dove si è svolta la Cop27, la delegazione più nutrita era quella delle compagnie fossili. 636 lobbisti, il 25% in più di quelli che avevano assaltato Glasgow un anno prima. Nel 2023, alla Cop28 di Abu Dhabi, ce ne sarà uno in una posizione davvero invidiabile: sarà il presidente del vertice sul clima.

Chi è Sultan al Jaber

Oggi gli Emirati Arabi Uniti (Eau) danno il via al percorso negoziale che porterà, il prossimo dicembre, al summit di Abu Dhabi. Lo guiderà Sultan al Jaber. Ha un curriculum “parlante”: è stato l’inviato per il clima degli Emirati, ma attualmente è il capo dell’Adnoc, la compagnia petrolifera nazionale e la 12° più grande al mondo.

Una qualifica che verrà sminuita da colleghi e ammiratori grazie ad altre cariche che ricopre: è l’attuale ministro dell’industria e delle tecnologie avanzate dell’emirato e anche il presidente di Masdar, la “città a emissioni zero” poi clonata dall’erede al trono saudita bin Salman con (la più famosa) Neom. Dove oggi ha sede l’Irena.

Pragmatismo fossile

Quale sarà la piega che prenderanno i negoziati sul clima quest’anno è facile da intuire. E gli indizi si vedono già nel comunicato ufficiale con cui gli Eau danno notizia della nomina di al Jaber. Questa è la ricetta per fermare la crisi climatica secondo Abu Dhabi: “Per limitare il riscaldamento globale a 1,5°C saranno necessarie riduzioni significative delle emissioni, un approccio pragmatico, pratico e realistico alla transizione energetica e un maggiore aiuto alle economie emergenti”. Dove la triade “pragmatico, pratico e realistico”, guardando le posizioni tenute da Abu Dhabi alle ultime Cop, significa “non toccheremo le fossili”.

Ultime Cop di cui al Jaber è veterano. Ricorda la nota ufficiale che guida la delegazione emiratina da 10 Cop “inclusa la storica Cop21 di Parigi”. “Il Dott. Al Jaber è il primo Ceo a ricoprire la carica di Presidente di una Cop”, sottolinea poco più avanti la nota. E il riferimento è, appunto, a Masdar.

Dall’Adnoc alla Cop28 di Abu Dhabi

Mentre Adnoc compare solo in fondo al comunicato. Alla guida della compagnia, al Jaber avrebbe “svolto un ruolo di trasformazione nella decarbonizzazione e nella diversificazione delle operazioni e degli investimenti dell’azienda, ponendo la sostenibilità al centro delle sue attività e guidando un’azione volta a rendere più pulite le energie di oggi e a investire nelle energie pulite di domani”. La realtà è diversa.

Lo scorso marzo al Jaber si lamentava dei pochi investimenti in petrolio e gas a livello globale e attribuiva a questo fatto la volatilità dei mercati energetici. L’invasione russa dell’Ucraina? Non pervenuta. Gli shock energetici derivano solo dal sostituire le fossili con le rinnovabili senza ascoltare l’economia di mercato, argomentava.

Mentre a Glasgow andava in scena la Cop26 e non si riusciva nemmeno a trovare 100 miliardi per la finanza climatica, al Jaber dichiarava che all’oil&gas globale servono almeno 600 miliardi di dollari di investimenti l’anno. E la sua Adnoc ha l’obiettivo di espandere del 25% la capacità produttiva entro il 2030 arrivando a 5 milioni di barili al giorno.