Lo standard più rinomato al mondo per il mercato del carbonio volontario millanterebbe benefici per il clima inesistenti dal suo programma riferito ai progetti per la conservazione delle foreste tropicali
L’inchiesta di Guardian, Die Zeit e SourceMaterial sulle compensazioni di carbonio
(Rinnovabili.it) – Più del 90% dei crediti di carbonio riferiti alle foreste tropicali sono crediti fantasma. Sono quelli più usati per le compensazioni di carbonio volontarie, quelli che si rifanno allo standard Verra. Finora considerato il più affidabile al mondo. Ad acquistarli per etichettare i loro prodotti come “carbon-neutral” marchi come Gucci, Shell e Disney. Lo ha rivelato un’inchiesta congiunta di Guardian, Die Zeit e SourceMaterial.
Rivelazioni che toccano il cuore del meccanismo delle compensazioni di carbonio. Verra, infatti, emette ¾ di tutti gli offset volontari e il suo programma di protezione delle foreste pluviali pesa per il 40% di questi crediti.
Compensazioni di carbonio fantasma
L’inchiesta si basa su due studi scientifici recenti che hanno analizzato l’impatto effettivo delle compensazioni di carbonio di Verra sulla foresta tropicale. Con un lavoro sul campo durato mesi, i giornalisti hanno controllato passo passo i risultati degli studi relativi a decine di progetti, per poi confrontarli con le performance dichiarate da Verra (che contesta tutto mettendo in dubbio la metodologia usata).
Dei 29 progetti scandagliati nel primo studio, 21 non hanno apportato alcun beneficio al clima, 7 avevano performance dal 98 al 52% più basse di quelle asserite da Verra, e solo uno aveva un impatto reale pari all’80% di quello dichiarato. Dei 32 progetti analizzati dal secondo studio, le stime di partenza sulla perdita evitata di superficie boscata sono sovrastimate del 400%. Un valore spinto in basso da 3 progetti in Madagascar, effettivamente molto positivi e ben calibrati. Se li si esclude, la sovrastima schizza al 950%.
“Siamo in un momento assolutamente critico per il futuro delle foreste tropicali. Se non impariamo dai fallimenti dell’ultimo decennio, c’è il rischio che investitori, privati e altri si allontanino da qualsiasi tipo di disponibilità a pagare per evitare la deforestazione tropicale e questo sarebbe un disastro”, commenta Julia Jones, una delle autrici di uno dei due studi scientifici.