Nel suo ultimo rapporto, CAN Europe delinea dei percorsi per centrare il target più ambizioso di Parigi. Bruxelles dovrebbe tagliare i gas serra del 65% (come chiedeva l’Europarlamento), Roma anche di più.
Una politica sul clima allineata con l’obiettivo 1,5°C
(Rinnovabili.it) – L’obiettivo di contenere il riscaldamento globale sotto gli 1,5 gradi è ancora a portata di mano e l’Europa ha tutti gli strumenti e le possibilità per allineare subito la sua politica sul clima. Anche se quest’anno la Legge Clima ha alzato il taglio delle emissioni dal 40 al 55% entro il 2030, l’UE può e deve fare di più. Quanto di più? Ridurre i gas serra del 65% rispetto i livelli del 1990, cioè 10 punti percentuali sopra la soglia attuale. E per l’Italia, l’opportunità è già oggi di ridurle del 67-73%.
Come farlo? Lo spiega CAN Europe nel suo ultimo rapporto “1.5°C Pathways for Europe: Achieving the highest plausible climate ambition” (Percorsi verso 1,5°C per l’Europa: raggiungere la più alta ambizione climatica possibile). Gli ingredienti principali sono tre. Al primo posto, un calo delle emissioni più deciso, su una traiettoria che permetta di arrivare a net-zero nel 2040, dieci anni in anticipo rispetto alla data fissata ad oggi da Bruxelles. Secondo punto, sempre entro il 2040, ultimare l’abbandono graduale delle fonti fossili in tutti i settori (industria, edifici, trasporti) e avere un mix energetico al 100% rinnovabile entro 20 anni. Il mix elettrico UE dovrebbe fare da traino e ripulirsi del tutto già entro il 2030. Infine, puntare sull’efficienza energetica in modo da dimezzare entro il 2040 l’attuale domanda di energia.
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La dimensione temporale nelle politiche sul clima è cruciale, spiega il rapporto. “Indipendentemente dalla scelta tecnologica, c’è un dato di fatto: se l’UE riduce fortemente il suo consumo di energia moltiplicando le sue capacità di energia rinnovabile durante questo decennio, l’UE può ancora contribuire con la sua giusta quota per limitare l’aumento della temperatura a 1,5°C. Il pacchetto “Fit for 55” deve diventare un “pacchetto Fit for 1.5””, afferma CAN Europe.
La traiettoria attuale non è solo fuori binario rispetto all’accordo di Parigi, visto che ci porta dritti verso un +2,4°C di riscaldamento globale. È anche una spada di Damocle sull’economia europea, che potrebbe pagare un prezzo pari all’8% del Pil UE già nel 2050 se non mitiga gli effetti del cambiamento climatico.
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Ovviamente la buona riuscita non dipende solo da Bruxelles ma anche da quello che faranno i singoli paesi europei. Il rapporto analizza le opportunità di manovra di 9 Stati e dà alcuni consigli. Sull’Italia, CAN Europe nota che “l’indicazione all’inizio del 2021 del Ministro per la transizione ecologica che l’Italia avrebbe fissato un obiettivo di riduzione delle emissioni del 60% per il 2030 deve ancora portare a un impegno concreto”. Nel frattempo, “l’Italia ha l’opportunità ideale per aumentarlo fino a raggiungere l’intervallo di 1,5°C derivato in questo rapporto del 67-73% al di sotto dei livelli del 1990 (escluse emissioni LULUCF)”.
(lm)