Il presidente stravolge le proposte della Convenzione cittadina. Il testo finale è lontanissimo dall’originale e non piace a nessuno, anche in parlamento
110 ong, sindacati e molti deputati francesi contro la proposta di legge sul clima targata Macron
(Rinnovabili.it) – Ascolta i cittadini sul clima, ma poi dà l’ultima parola alle multinazionali. L’accusa al presidente francese Macron arriva nel peggior momento possibile, quando la nuova legge nazionale sul clima sta per passare dal Consiglio dei ministri e poi approdare in parlamento per il voto finale.
La prima mazzata a Macron l’assesta l’Osservatorio sulle multinazionali. In un rapporto pubblicato il 9 febbraio svela qualche retroscena sul testo definitivo della legge sul clima. In teoria frutto di 149 tesi espresse dalla Convenzione cittadina sul clima, in realtà è stato diluito e emendato in fretta. Per l’Osservatorio è successo grazie a “una violenta offensiva di lobbying” portata avanti dai “principali settori industriali interessati: automobilistico, trasporto aereo, agrochimica e pubblicità”. Che hanno potuto mettere mano alla legge per la compiacenza dell’inquilino dell’Eliseo.
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La storia di Macron e della Convenzione è nata zoppicando e sta mostrando tutta la distanza tra le ambizioni dichiarate e la realtà. E’ un’iniziativa del presidente stesso, che lo scorso giugno si era trovato a perdere alle elezioni locali travolto da un’onda verde. La sua politica sul clima non piaceva alla maggior parte degli elettori.
Da qui l’idea di copiare un organismo britannico già esistente, svuotarlo di scienziati e riempirlo di cittadini estratti a sorte e affidare a questi delegati il compito di scrivere di fatto una nuova legge sul clima. Cosa che le peuple ha fatto, producendo un testo molto ambizioso tra una riunione con Macron in persona (e tanti fotografi) e l’altra.
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E la promessa di portare quel testo in assemblea. Invece le sbianchettature dei lobbisti sono arrivate prima ancora che i deputati potessero esprimersi. La vicenda ha fatto infuriare molti politici, anche vicini a Macron, per non parlare della società civile. La seconda sberla al presidente infatti arriva da un suo ex compagno di partito, Matthieu Orphelin. Che da bravo ingegnere ha fatto qualche conto riporta Euractiv, e ha scoperto che le misure contenute nella proposta di legge bastano appena a tagliare le emissioni francesi del 22% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990. Un abisso rispetto all’impegno del 40%.
Terza sberla, una lettera aperta firmata da 110 tra Ong ambientaliste e di altra estrazione hanno denunciato la mancanza di ambizione del testo. Ma questa era attesa, si può pensare. Molto meno atteso, invece, lo scappellotto finale che atterra sulla nuca di Macron per mano del Consiglio ambientale, sociale ed economico francese (Cese), un organo consultivo che riunisce associazioni, le confederazioni dell’industria e i sindacati. Uno studio del Cese sull’impatto della legge ha ribadito che non rispetta la traiettoria climatica inizialmente promessa.