Il cronoprogramma polacco fa a pugni con i nuovi obiettivi climatici dell’Unione Europea. All’orizzonte un nuovo braccio di ferro con Bruxelles?
Varsavia vuole tenere la chiusura delle miniere di carbone al 2049
(Rinnovabili.it) – La Polonia punta i piedi sulla chiusura delle miniere di carbone. Varsavia ha pianificato lo stop a tutti i siti entro il 2049. Ma la data fa a pugni con gli obiettivi climatici aggiornati dell’Unione Europea. Il governo polacco, però, nonostante la marea montante di critiche e pressioni fa sapere che non ha alcuna intenzione di rivedere i suoi piani.
Lo scorso settembre, la compagnia statale Pgg aveva presentato il cronoprogramma. Un passaggio delicatissimo per l’economia statale e per la tenuta politica dell’esecutivo. Infatti, il carbone fornisce quasi l’80% del fabbisogno elettrico nazionale e dà lavoro a oltre 80mila persone. L’accordo era stato raggiunto dopo mesi di contrattazioni aspre con i sindacati, che hanno dato luce verde solo dopo aver strappato condizioni giudicate soddisfacenti nel piano di sostegno alla transizione dell’industria mineraria ed energetica.
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Un compromesso che aveva permesso di anticipare lo stop alle miniere di 11 anni, visto che i sindacati premevano addirittura per il 2060. Ma già all’epoca appariva completamente sfasata rispetto a quelli che sarebbero stati i nuovi obiettivi climatici dell’Unione. Poi formalizzati a dicembre, con la decisione di portare il taglio delle emissioni al 55% entro il 2030.
“Il rafforzamento degli obiettivi di riduzione delle emissioni dell’UE al 55% non influisce su questo calendario, anche se sono consapevole che ci sono preoccupazioni pubbliche che a causa delle pressioni dell’UE questo piano possa accelerare”, ha detto a Reuters Tomasz Rogala, amministratore delegato di Pgg.
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La dichiarazione arriva a poche ore dall’avvio delle discussioni tra Varsavia e Bruxelles sul piano per chiudere le miniere. Piano che deve ancora ricevere l’approvazione ufficiale da parte dell’UE. Le trattative ereditano gli strascichi delle tensioni di novembre e dicembre, quando la Polonia e l’esecutivo europeo avevano a stento trovato un’intesa per approvare gli obiettivi climatici.
Varsavia aveva tenuto in scacco i negoziati per settimane, fino a ottenere che l’obiettivo del 55% non fosse vincolante per ogni singolo Stato ma dovesse essere solo raggiunto a livello UE. Di fatto, un’esenzione non scritta per i polacchi. L’approvazione o meno del piano per lo stop all’estrazione di carbone – che di fatto confermerà l’apertura di Bruxelles o cercherà di contenerla – si annuncia come il secondo round di questa partita.