Secondo le ong African Climate Alliance, Vukani Environmental Justice Movement in Action e Groundwork, i piani di espansione del carbone compromettono il diritto a vivere in un ambiente sano e i diritti delle generazioni future. E vanno contro gli impegni assunti dal governo a Glasgow sulla riduzione graduale del combustibile fossile
Il contenzioso climatico vuole bloccare nuovi investimenti per 1,5GW di carbone
(Rinnovabili.it) – Alla COP26 di Glasgow il Sudafrica ha incassato 8,5 mld di dollari da alcuni governi occidentali per iniziare l’abbandono graduale del carbone. Significa dismettere le centrali e non costruirne di nuove? Questo non è specificato nell’accordo stretto con UK, USA, UE e Germania al summit sul clima. Ma 3 ong pensano proprio di sì: l’era del carbone nel paese è al tramonto. E per spingere il governo a mettere da parte i piani di nuovi impianti lo trascinano in tribunale.
Il contenzioso climatico riguarda il programma di espansione della capacità installata di carbone stabilito nel 2019 e riconfermato a settembre 2020. Agli attuali 38GW di impianti, che forniscono circa l’80% del mix elettrico del paese, il governo ne vuole aggiungere altri 1.500MW da qui al 2030. Secondo le ong African Climate Alliance, Vukani Environmental Justice Movement in Action e Groundwork, ciò comprometterebbe il diritto a vivere in un ambiente sano e i diritti delle generazioni future.
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“Gli attuali piani del governo di costruire 1.500 MW di nuova energia a carbone in Sudafrica sono costosi, inutili e una limitazione ingiustificata del diritto della Sezione 24 a un ambiente non dannoso per la salute e il benessere, insieme ad altri diritti, e dovrebbero essere abbandonati. Non c’è una base giustificabile per la limitazione dei diritti costituzionali perché l’energia rinnovabile più pulita e meno dannosa è un’alternativa fattibile e meno costosa alla nuova energia a carbone”, afferma il Centre for Environmental Rights (CER), che rappresenta le 3 ong in tribunale nel caso #CancelCoal.
Sul piano economico, il costo delle nuove centrali a carbone sarebbe almeno di 23 mld di rand – 1,3 mld di euro – più alto dell’opzione più conveniente per potenziare la produzione di elettricità. In più, argomentano le ong, l’espansione del combustibile fossile va contro gli impegni sul clima che il paese si è assunto. Anche alla COP26, dove il Sudafrica ha sottoscritto gli sforzi per “ridurre gradualmente” il carbone. Per fare le centrali e però rispettare gli obiettivi nazionali sul taglio delle emissioni, il paese dovrebbe sostenere costi aggiuntivi, che potrebbero battere sui 4,1-6,1 mld di euro.
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“Le nuove centrali a carbone vanno contro il nostro diritto costituzionale a un ambiente non dannoso per la salute e il benessere, non solo per le generazioni presenti ma anche per quelle future”, conclude Nicole Loser, responsabile del programma inquinamento e cambiamento climatico del CER. (lm)