Timmermans: “se altri non si muoveranno nella stessa direzione, dovremo proteggere” l’industria europea. Ultima occasione la COP di Glasgow a novembre. Senza un impegno globale sul clima giudicato all’altezza delle ambizioni UE, Bruxelles agirà unilateralmente
A giugno è attesa la bozza di proposta sulla carbon border tax europea
(Rinnovabili.it) – La carbon border tax? E’ “essenziale” per proteggere l’industria europea dal dumping climatico. E si applicherà a tappeto. Come evitarla? I paesi dovranno aggiornare i loro impegni sul clima. Frans Timmermans traccia il perimetro della nuova politica europea sulla tassa doganale legata alle emissioni. Anticipando il nocciolo del provvedimento che, insieme al resto del pacchetto di leggi sul clima, dovrebbe vedere la luce entro la metà di quest’anno.
Il vice presidente della Commissione UE con delega al clima è stato molto chiaro. Nei mesi passati, la carbon border tax dell’Unione Europea è stata materia di dibattito. E ha increspato le relazioni con diversi paesi, tutt’altro che propensi a vedersi penalizzare nel commercio a causa della politica climatica UE. Su tutti la Cina, che però dopo un braccio di ferro con Bruxelles, fatto di minacce e contro minacce, sembra essersi arresa all’inevitabile. Ma il tema è saltato fuori anche nei negoziati per la Brexit e il dossier è sul tavolo in tutti gli incontri sui trattati commerciali internazionali.
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“È una questione di sopravvivenza della nostra industria. Quindi, se altri non si muoveranno nella stessa direzione, dovremo proteggere l’Unione Europea dalla distorsione della concorrenza e dal rischio di rilocalizzazione delle emissioni di carbonio”, ha puntualizzato Timmermans ieri.
D’altronde l’UE non ha molta scelta. Alzare l’ambizione climatica significa accelerare la transizione energetica e imporre un cambio di passo all’intero sistema produttivo. Questo processo costa, e in regime di libero mercato la concorrenza strangolerebbe il tentativo nella culla. La ‘mano invisibile’ non è per niente verde. E il rischio di delocalizzazione, cioè lo smantellamento del tessuto industriale europeo, è una prospettiva concreta. Il correttivo – la carbon border tax, appunto – è un’arma doppia: riequilibra la concorrenza e permette a Bruxelles di promuovere un cambiamento nella politica climatica globale.
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Ma Timmermans fa capire che l’ipotesi carbon border tax può, appunto, restare solo un’ipotesi. A livello globale, l’industria è sotto pressione per intensificare l’azione per il clima in vista della COP26 di Glasgow, a novembre. Data che è il termine ultimo per quasi 200 paesi per impegnarsi a ridurre le emissioni. Se l’incontro non dà i risultati sperati, l’UE proseguirà con misure unilaterali sulla tassa, ha spiegato Timmermans.