Il summit voluto da Biden ha annunciato l’asse USA - UE per abbattere il metano, ma ha fallito perché non è riuscito a coinvolgere grandi inquinatori come Cina, Russia, India. Draghi: se non agiamo “subito” ci saranno “conseguenze catastrofiche”
Il 17 settembre si sono svolti due vertici importanti per il contrasto del cambiamento climatico
(Rinnovabili.it) – Le politiche attuali ci portano dritti verso “quasi 3 gradi di riscaldamento globale entro la fine del secolo”, uno scenario dalle “conseguenze catastrofiche”. E anche se quasi tutti i paesi del mondo hanno sottoscritto l’accordo di Parigi “dobbiamo essere onesti nei confronti di noi stessi: stiamo venendo meno a questa promessa”. Lo ha detto venerdì il presidente del Consiglio Mario Draghi in un video-messaggio per il vertice sul clima organizzato da Biden per catalizzare l’azione dei maggiori emettitori mondiali in vista della COP26 di Glasgow. Due le priorità, elaborate sempre nella giornata di ieri durante l’incontro tra i paesi del Mediterraneo nel formato EU MED 9 ad Atene: agire “subito” contro il cambiamento climatico e “tutelare i più deboli dai costi della transizione ecologica”.
Il mezzo flop del summit di Biden sul cambiamento climatico
Draghi ha pronunciato parole chiarissime sul cambiamento climatico e la rotta da seguire per l’Italia. Collegando le raccomandazioni dell’ultimo rapporto dell’IPCC sul climate change dello scorso agosto ai nuovi impegni presi in giornata. “L’ultimo gruppo intergovernativo dell’Onu sui cambiamenti climatici ha dichiarato che, per raggiungere gli obiettivi sul clima, dobbiamo realizzare riduzioni immediate, rapide e significative delle emissioni”, ha argomentato il premier. “Non possiamo semplicemente contare sugli altri: dobbiamo tutti fare la nostra parte”. E se in ambito UE “abbiamo fissato obiettivi ambiziosi” adesso si tratta di onorare questi obiettivi e “in alcuni casi, essere pronti a prenderne di più audaci”.
Nuovi impegni di cui è arrivato l’annuncio ufficiale proprio oggi. Il summit ospitato virtualmente dal presidente degli Stati Uniti è stato il palcoscenico per il Global Methane Pledge, un nuovo accordo tra USA e UE per abbattere significativamente le emissioni di metano entro il 2030 di cui abbiamo già dato conto su Rinnovabili.it nei giorni scorsi. Draghi ha aggiunto che lo sforzo contro il gas serra dovrebbe partire dalla creazione di “meccanismi di monitoraggio credibili”, punto su cui l’Italia si è spesa di recente in sede di G20.
In realtà non c’è molto da festeggiare. Non per l’annuncio ma per l’esito del vertice: hanno partecipato solo i paesi “amici” di Washington mentre i grandi inquinatori più tiepidi se non ostili agli USA hanno dato forfait. All’appello – invitati ma assenti – mancavano Cina, Russia e India. Che ovviamente ben si sono guardati dall’aumentare la loro ambizione climatica prima della COP26. Ci riproverà lunedì prossimo il segretario generale ONU Guterres in un incontro a porte chiuse con una 40ina di capi di Stato a margine dell’assemblea generale.
Più cooperazione sul clima nel Mediterraneo
Giornata molto più proficua sul fronte europeo con l’incontro di Atene. I 9 paesi dell’Europa meridionale hanno siglato una dichiarazione congiunta in cui si impegnano ad aumentare la quantità, la qualità e la resilienza delle foreste, anche per contribuire all’impegno di piantare almeno 3 miliardi di alberi aggiuntivi nell’UE entro il 2030.
In parallelo, Croazia, Cipro, Francia, Grecia, Italia, Slovenia, Malta, Portogallo e Spagna hanno messo le basi per una cooperazione rafforzata su prevenzione e adattamento al cambiamento climatico, in particolare per quanto riguarda gli incendi con il potenziamento del meccanismo UE di protezione civile. Atri punti su cui c’è sintonia sono l’economia blu, la tutela di almeno il 30% delle terre e dei mari entro il 2030 e la tutela della biodiversità.