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Australia, danneggiata la foresta pluviale ed alcuni esemplari unici di piante fossili

Gli incendi australiani hanno devastato una foresta pluviale che ospita gli unici esemplari di piante fossili viventi, risalenti a circa 90 milioni di anni fa

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By Thomas SchochThomas Schoch at https://www.retas.de/thomas/travel/australia2005/index.html, CC BY-SA 2.5, LinkCreative Commons — Attribution-ShareAlike 2.5 Generic — CC BY-SA 2.5https://creativecommons.org

La Gondwana Rainforests ospita piante fossili viventi, ma gli incendi e la siccità le mettono a rischio dopo milioni di anni 

(Rinnovabili.it) – Il 2019, come mostrano i dati Copernicus, è stato il secondo anno più caldo della storia e, per l’Australia, anche il più secco degli ultimi 110 anni. Nel paese le temperature medie sono state 1,5°C più alte rispetto alla media 1961-1990 e le massime maggiori di oltre 2°C. 

Gli incendi divampati nel Paese, che da ottobre 2019 hanno bruciato oltre 120.000 km² di territorio, hanno trovato terreno fertile a causa di una siccità senza precedenti. Ma a riportare i danni più seri non sono solo gli esseri umani e gli animali. Nuovi studi mostrano come i roghi abbiano devastato regioni ecologicamente sensibili, inclusa un’area Patrimonio dell’Umanità, la Gondwana Rainforests of Australia. In questa regione sono presenti animali rari e piante fossili viventi risalenti a decine di milioni di anni fa. Come ha sottolineato Peter Wilf, cofondatore di Institutes of Energy and the Environment, ”il Nightcap National Park, di cui circa la metà è stata colpita dai recenti incendi, è Patrimonio dell’Umanità perché è un museo vivente di piante paleo-antartiche che non si trovano da nessun’altra parte”. 

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Peter Wilf, Robert Kooyman, ricercatore della foresta pluviale presso la Macquarie University, e James Watson, professore di scienze della conservazione all’Università del Queensland, hanno spiegato, in una lettera aperta pubblicata sulla rivista Science, l’importanza di queste regioni, facendo appello ai lettori affinché si attivino per la conservazione del territorio. 

Queste zone, spiega Wilf, sono così piccole che i cambiamenti climatici potrebbero spazzarle via in un secondo geologico e, con esse, spazzare via più di 40 milioni di anni di storia della foresta pluviale. Infatti quelle aree “ospitano piante che risalgono a quando Australia, Antartide e Sud America facevano parte della stessa massa terrestre”. 

Secondo lo scienziato, gli incendi minacciano di distruggere alcune delle ultime foreste fossili viventi sulla terra e, di conseguenza, la loro storia evolutiva. Nel mondo rimangono solo 125 piante fossili viventie si trovano tutte in una sola area”. Tra queste vi è la quercia di Nightcap, le cui “origini risiedono nel paleo-antartico, forse addirittura a 90 milioni di anni fa”. Durante l’ultima stagione degli incendi in ​​Australia circa il 10% di queste querce sono andate distrutte. Per Kooyman è fondamentale che il mondo comprenda “i valori ecologici ed evolutivi naturali e come gestirli e salvaguardarli in un mondo che sta cambiando”. 

Sono proprio aree come il sud est asiatico e il continente australiano ad avere i più alti tassi di estinzione di animali e piante rispetto a qualsiasi altra regione: “stanno bruciando a causa dei devastanti incendi, anno dopo anno”. Secondo i ricercatori è attraverso l’educazione che si possono migliorare gli sforzi di conservazione, infatti se le persone comprenderanno “ciò che stiamo perdendo” e il fatto che “un albero non è solo un pezzo di legno, ma qualcosa che ha una storia incredibilmente antica”, sarà possibile tutelare ecosistemi fondamentali per l’intero pianeta. 

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