Uccisa a sangue freddo Mama Fikile Ntshangase, voce e guida delle proteste contro l’espansione della miniera di carbone di Somkhele
L’omicidio scuote gli attivisti ambientali della comunità Mfolozi
(Rinnovabili.it) – Lottare contro la devastazione dell’ambiente e difendere i diritti delle comunità locali uccide ancora. Questa volta in Sudafrica, paese sempre più pericoloso per gli attivisti ambientali. A farne le spese è stata Mama Fikile Ntshangase, voce e anima della protesta della comunità Mfolozi contro le angherie delle compagnie minerarie nella zona.
Ntshangase è stata uccisa a colpi d’arma da fuoco la sera di giovedì 22 ottobre nella sua casa, a ovest di Mtubatuba, nella provincia di KwaZulu-Natal. Lì vicino si trova la miniera di carbone di Somkhele. Contro cui protestava Ntshangase insieme ad altri attivisti ambientali inquadrati nella Mfolozi Community Environmental Justice Organization. Un’organizzazione che contesta anche per le vie legali l’espansione pianificata della miniera di carbone, e di cui Ntshangase era anche vice presidente di un sottocomitato.
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I membri della comunità Mfolozi hanno pubblicamente denunciato gli impatti della miniera di carbone sulla loro salute e sui loro mezzi di sussistenza. Sono 19 le famiglie che ancora oggi si rifiutano di abbandonare la loro terra per far posto all’espansione della miniera.
Nelle ultime settimane però si era arrivati ad un punto di svolta. Molti attivisti stavano gettando la spugna e avevano scelto di rinunciare alla battaglia legale contro la Tendele Coal Mining Ltd, la compagnia che possiede e opera nella miniera. Solo Ntshangase aveva ribadito il suo no: non era disposta a firmare un accordo per ritirare le cause che gli attivisti avevano intentato.
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Più di una dozzina di ONG sudafricane hanno espresso preoccupazione sul fatto che l’omicidio di Ntshangase possa essere correlato a questo suo rifiuto. Era diventata ancora più scomoda, l’ultimo intralcio che frenava l’allargamento delle operazioni minerarie a Somkhele. Il 3 novembre persino la Commissione sudafricana per i diritti umani, organo governativo, ha espresso i suoi timori e ha chiesto all’esecutivo di avviare un’indagine approfondita sulla morte dell’attivista.
In un rapporto pubblicato ad aprile 2019, Human Rights Watch scattava una fotografia disarmante dello stato dei diritti delle comunità locali e della sicurezza per gli attivisti ambientali. In tutto il paese, scriveva l’ong, gli attivisti hanno subito minacce, attacchi fisici e danni alle loro proprietà. La maggior parte dei casi non sono indagati dalla polizia. Una sorte toccata anche a diversi attivisti della comunità Mfolozi per le proteste contro Somkhele.