I rifiuti di plastica negli oceani sono aumentati in maniera esponenziale. Insieme al cambiamento climatico stanno rendendo la vita impossibile agli animali marini
(Rinnovabili.it) – La quantità di oggetti di plastica che galleggiano sulla superficie degli oceani è cresciuta di 100 volte negli ultimi 40 anni. Secondo l’associazione Ambiente Europeo, realtà con base in Spagna e numerosi progetti insieme a partner internazionali del calibro di Ocean Conservancy, circa 7 milioni di tonnellate di rifiuti vengono gettati in mare ogni anno. I dati ONU dicono che ogni miglio marino quadrato è affollato da 45 mila rifiuti. Tra questi, i più comuni sono pneumatici, bottiglie, sacchetti, cannucce, tamponi e preservativi.
Oltre di 600 specie marine sono particolarmente colpite dall’inquinamento antropico, a partire dai cetacei per arrivare a foche e tartarughe marine. Nemmeno gli uccelli sono indenni. Secondo i calcoli, sarebbero circa 100 mila i mammiferi marini uccisi ogni anno dalla nostra immondizia. Per dare un’idea, l’anno scorso il mondo ha prodotto 300 milioni di tonnellate di plastica, un’escalation impressionante rispetto agli 1,5 milioni di tonnellate del 1950.
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Per questo si tenta di dare importanza alla giornata mondiale degli oceani, che quest’anno cade nella settimana in cui l’ONU ha organizzato la prima conferenza globale sul tema. Nell’ottica di estendere considerevolmente le aree marine protette, è fondamentale riportare i dati che mostrano lo stato di salute delle acque sul pianeta.
Rifiuti a parte, anche il cambiamento climatico sta incidendo duramente: il processo di acidificazione degli oceani causato dall’aumento della concentrazione di CO2 in atmosfera, altera la chimica dei mari e compromette l’equilibrio dell’ecosistema, danneggiando gli organismi che acquatici. Uno dei casi più eclatanti è lo sbiancamento dei coralli che stanno soffrendo in tutto il mondo, dall’Australia e alle Maldive. Si tratta di organismi molto sensibili, incapaci di far fronte all’azione combinata di aumento delle temperature acquatiche e progressiva acidificazione.
Secondo il Wwf il 38% dei coralli sul pianeta è colpito dal fenomeno dello sbiancamento: al tasso attuale di riscaldamento globale, stima l’organizzazione, entro il 2050 non esisteranno più le barriere coralline. Una perdita irreparabile, poiché i coralli sono essenziali per la riproduzione e la sopravvivenza di un quarto delle specie marine conosciute.