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La guerra alla plastica non preoccupa l’industria petrolchimica

Le principali compagnie petrolifere stanno raddoppiando gli sforzi profusi negli impianti di trasformazione del greggio. Shell "La domanda di prodotti chimici è in realtà guidata dalla transizione energetica”

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L’indutria petrolchimica si prepara a crescere

(Rinnovabili.it) – Ci vuole ben più di qualche prodotto in plastica messo al bando per far perdere il sonno all’industria petrolchimica. Al contrario, il settore sembra più attivo che mai. Dalla Royal Dutch Shell alla Saudi Aramco, è lunga la lista di società energetiche che stanno investendo oggi in nuove raffinerie e impianti di trasformazione. L’obiettivo è semplice: ottenere più valore da ciascun barile prodotto assorbendo le forti oscillazioni dei prezzi e mantenere alta la domanda di greggio nonostante la trasformazione energetica in atto.

A livello globale, la presa di coscienza circa l’inquinamento da plastica si sta traducendo in diffusi programmi e strategia di contrasto: si va dal divieto ai prodotti monouso fissato da potenze come l’UE e l’India, ai singoli impegni aziendali come quelli annunciati in questi giorni da Ikea e Royal Caribbean Cruises. Ma il settore dell’oro nero chiarisce subito le cose: la guerra a piatti, bottiglie o cannucce non influenzerà il mercato dei polimeri fossili.

 

A spiegarlo è John Abbott, direttore downstream di Shell, che supervisiona le divisioni di raffinazione, marketing e petrolchimica dell’azienda. “È un problema importante? Sì. È un problema sociale? Sì. Abbiamo bisogno di affrontarlo? Assolutamente. Ma non avrà un impatto significativo sulla domanda e l’offerta di prodotti chimici”, ha affermato in un’intervista pubblicata sul Financial Times. La multinazionale olandese ha da poco iniziato a lavorare su un grosso complesso petrolchimico in Pennsylvania, il suo primo grande nuovo stabilimento negli Stati Uniti dagli anni ’60 a oggi, sotto la spinta dell’abbandonante produzione americana di scisto. Abbot ha affermato che anche se tutte le plastiche monouso venissero eliminate a livello globale, la domanda di sostanze chimiche verrebbe ridotta solo del 3-4 per cento. Su stime molto simili si posiziona anche la BP.

 

Il greggio viene raffinato in nafta e altri oli che vengono poi passati attraverso i cracker petrolchimici per produrre i mattoni base per la produzione di plastica. “Le materie plastiche monouso potrebbero raggiungere il picco all’inizio del 2020, ma quelle per altri usi continueranno”, ha chiarito Stephen Zinger della società di consulenza Wood Mackenzie. “C’è una quantità enorme di oggetti che usano materie plastiche che non verranno interrotte”. Non solo: per Abbott gli sforzi globali messi in campo per ridurre l’intensità energetica di auto, case ed elettrodomestici potrebbe anche spingere in alto la richiesta di prodotti chimici. “La domanda di prodotti chimici è in realtà guidata dalla transizione energetica”, ha affermato. “Se guardi gli edifici, che tu viva in ​​un clima caldo o freddo, avrai bisogno di isolamento: sono tutti prodotti chimici… la quantità di plastica utilizzata nelle auto per ridurre il loro peso è incredibile”.