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Petrolio e air gun minacciano le ultime balenottere di Bryde

Gli ultimi quindici esemplari vivono in una zona del Golfo del Messico che il dipartimento dell’Interno ha aperto alle trivellazioni per il petrolio

Petrolio e air gun minacciano le ultime balenottere di Bryde-

 

(Rinnovabili.it) – Una speciale protezione per le ultime 15 balenottere di Bryde rimaste nel Golfo del Messico. La concessione dello status di specie in pericolo o specie minacciata potrebbe salvare gli ultimi esemplari che, guarda caso, vivono nei pressi di un giacimento di petrolio. Troppo vicino, dicono dal National Marine Fisheries Service, agenzia che dovrebbe vietare l’estrazione di greggio dal loro habitat. Esso si trova nella regione DeSoto Canyon, in acque profonde localizzate a circa 50 miglia ad est rispetto al sito violentato dalla catastrofica fuoriuscita di petrolio della BP cinque anni fa.

La zona è quasi tutta interdetta alle esplorazioni petrolifere, ma il dipartimento degli interni ha iniziato ad aprire un pezzetto di Golfo nella parte orientale, proprio in prossimità dell’habitat di queste balene.

 

La balenottera di Bryde si trova nelle acque tropicali di tutto il mondo, ma la popolazione del Golfo è stata ritenuta appartenente ad una specie geneticamente distinta dalle altre. Gli scienziati ritengono che ci siano meno di 50 esemplari nel Golfo del Messico. Una recente valutazione ne ha individuate circa 15.

Il Natural Research Defense Council, l’anno scorso, ha presentato una petizione nel tentativo di risparmiare la vita alle balenottere, minacciate dalla mano dell’uomo in diversi modi: alcune vengono investite dalle navi, altre messe in pericolo dalle trivellazioni per petrolio e gas.

 

Petrolio e air gun minacciano le ultime balenottere di Bryde_

 

Gli scienziati spiegano, infatti, che i sistemi di comunicazione dei cetacei vengono profondamente  compromessi dalle prospezioni geofisiche fatte utilizzando l’air gun. Si tratta di potente arma ad aria compressa, usata come mezzo di propagazione di onde acustiche per scandagliare i fondali marini. Funziona attraverso un compressore che fa esplodere una bolla d’aria sott’acqua. I “bang” sottomarini mandano in tilt le balenottere, già frastornate dal rumore del traffico navale. Altri rischi vengono dalla pesca, dall’acidificazione degli oceani e dall’inquinamento derivante da fuoriuscite di petrolio.

La situazione, adesso è estremamente critica per questi animali. Ottenere la qualifica di specie minacciata o in pericolo dovrebbe indurre le autorità di regolamentazione a stabilire un habitat inaccessibile e di sviluppare un piano di recupero. Ma come sempre si interviene quando è forse troppo tardi: per essere certi di salvare la balenottera di Bryde, si sarebbe dovuto intervenire prima di distribuire licenze per le trivellazioni.