Nelle acque poco profonde di Porto Gijon, l'ultima arma degli scienziati nella guerra contro l'inquinamento nuota indisturbata attraverso le onde
Per riuscire nello scopo i ricercatori hanno progettato e costruito uno speciale robot acquatico che monitora i livelli di ossigeno e la salinità e che, come dimensione e forma, ricorda da vicino quella dei tonni. Lungo circa un metro e mezzo e dotato di un guscio di plastica gialla fosforescente per essere facilmente avvistato, il pesce robotizzato è stato “liberato” in questi mesi nelle acque del porto marittimo di Gijon, nella Spagna nordoccidentale, con l’obiettivo di seguire gli scarichi inquinanti delle navi. I ricercatori hanno dotato ogni robofish di una serie di delicati sensori e di un sistema di elaborazione dati in grado di scambiare informazioni fra le varie unità. I pesci possono quindi mappare la loro posizione e il tragitto, prelevare campioni ed analizzarli, così come seguire le tracce chimiche per risalire alla fonte della contaminazione.
“L’idea è di ottenere in tempo reale il monitoraggio dell’inquinamento, in modo che se qualcuno scarica prodotti chimici in mare o in caso di perdite si possa arrivare subito alla zona clou, scoprire che cosa sta causando il problema e porvi rimedio”, spiega Luke Speller, uno scienziato che collabora al progetto. Nella loro forma attuale i robofish possono rilevare fenoli e metalli pesanti come rame e piombo, così come i livelli di ossigeno e la salinità. Ma la squadra ha volutamente realizzato un modello base abbastanza flessibile da permettere di cambiare il sensore chimico a seconda dell’ambiente che si sta monitorando. La vita della batteria è, tuttavia, ancora un ostacolo, dal momento che ogni unità necessita di una ricarica di otto ore.