Promosse dall'eurodeputato francese Pascal Cafin, presidente dell'ENVI, le due risoluzioni che verranno votate giovedì dall'Eurocamera prevedono la dichiarazione dell'emergenza climatica e una maggiore ambizione negli obiettivi di riduzione delle emissioni entro il 2030.
A pochi giorni dall’insediamento della nuova Commissione, il Parlamento europeo si prepara a votare due risoluzioni sull’emergenza climatica.
(Rinnovabili.it) – La nuova Commissione Europea a guida von der Layen è quasi pronta per entrare in carica a partire dal 1° dicembre. Giovedì prossimo si terranno le ultime audizioni, con le quali dovrebbe arrivare il definitivo via libera alla squadra che comporrà l’esecutivo europeo. In vista delle audizioni che precederanno l’insediamento, il Parlamento europeo si prepara a lanciare nello stesso giorno una nuova sfida alla neo Commissione, mettendo ai voti ben due risoluzioni sui temi ambientali e del cambiamento climatico.
Nello specifico, grazie al lavoro di Pascal Canfin, eurodeputato francese per il gruppo centrista Renew Europe e presidente del comitato ambientale dell’Assemblea (ENVI), la Camera Europea voterà per chiedere all’UE la dichiarazione dell’emergenza climatica, che avrà come sua più rilevante conseguenza l’aumento degli obiettivi di riduzione delle emissioni dal 40% al 55% entro il 2030 e il raggiungimento della cosiddetta “neutralità climatica” entro il 2050. In realtà, si tratta della famosa riduzione già menzionata nel programma di von der Leyen che, tuttavia, non trova la Commissione concorde all’unanimità.
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Proprio perché consapevole del clima all’interno della Commissione, lo stesso Canfin dichiara ad Ansa di essere aperto a qualche compromesso: “Renew appoggia il 55%, ma potremmo anche votare un intervallo tra il 50 e il 55%. Da quel che so, la proposta di Renew dovrebbe essere sostenuta da Verdi, S&D e Gue e spero vivamente di poter contare sull’appoggio di oltre la metà dei popolari“.
In un’intervista rilasciata ad Euroactive mercoledì scorso, Canfin ha sottolineato l’importanza che gli sforzi del Parlamento europeo convergano soprattutto sulla definizione di un piano di “giusta transizione energetica”, in grado di rispondere ai criteri di equità sia in termini sociali, sia in termini regionali. Il punto più critico, da questa prospettiva, riguarda soprattutto i paesi dell’Europa dell’Est e centrale, a cui dovrebbe essere dedicata la maggior parte dei fondi stanziati dall’Unione. Infatti, secondo l’europarlamentare francese, è proprio in questi paesi che ci sono più forti esigenze in termini di energia e trasporti puliti. “Mi sembra normale che il denaro dei contribuenti europei sia utilizzato principalmente per servire le aree in cui i bisogni sono più elevati. D’altra parte, però, sarebbe illegittimo se paesi come la Polonia bloccassero i progressi del Parlamento europeo sull’obiettivo di neutralità climatica per il 2050”, ha dichiarato Canfin.
In generale, la strategia politica dell’europarlamentare francese è quella di spingere per un “inverdimento” del bilancio europeo, rispetto al quale un notevole passo avanti è stato compiuto con lo stop ai finanziamenti fossili da parte della Banca Europea per gli Investimenti, che così facendo avrebbe lanciato un forte segnale sia agli altri istituti bancari, sia agli investitori pubblici e privati.
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Se il voto sulle due risoluzioni in Parlamento europeo andasse a buon fine, la dichiarazione dei nuovi impegni europei arriverebbe ben prima della COP25, rispettando delle tempistiche che, a detta di Canfin, sarebbero fondamentali affinché passasse un messaggio molto importante al resto del mondo, Stati Uniti in testa: “noi, in Europa, dichiariamo uno stato di emergenza climatica e ambientale. Il fatto che l’Europa sia il primo continente a dichiarare un’emergenza climatica, mi sembra molto importante come risposta geopolitica agli annunci di Trump. Ed è il momento giusto per farlo”.