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Metà dei Paesi Ue ancora in ritardo sui piani contro l’inquinamento atmosferico

La segnalazione dello European Environmental Bureau: a cinque mesi dalla scadenza del termine di presentazione, mancano all'appello i "Programmi nazionali per il controllo dell’inquinamento atmosferico" di 15 Stati membri.

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Lo skyline di Londra avvolto dallo smog. Foto credit: David Holt / flickr

I NAPCP dovrebbero contenere le misure attuative per ridurre le emissioni nei prossimi 10 anni

 

(Rinnovabili.it) – Il 30 aprile scorso scadeva il termine per inviare alla Commissione europea i “Programmi nazionali per il controllo dell’inquinamento atmosferico” (NAPCP), tuttavia ad oggi, cinque mesi oltre la deadline, risultano ancora mancanti i piani di 15 dei 28 Paesi Ue: la segnalazione arriva dallo European Environmental Bureau (EEB), una delle più estese reti di associazioni ambientaliste del vecchio continente, con circa 150 organizzazioni associate in oltre 30 nazioni.

 

I NAPCP dovrebbero contenere in dettaglio tutte le misure che i rispettivi governi intendono attuare per ridurre sul breve e lungo periodo (quindi entro il 2020 e il 2030) le emissioni inquinanti in settori chiave come quello dei trasporti, dell’industria e in campo agricolo.

 

Dei 15 paesi che non hanno presentato un piano definitivo, Croazia, Irlanda, Lettonia e Slovacchia hanno presentato solo una bozza, mentre Bulgaria, Repubblica Ceca, Francia, Grecia, Ungheria, Italia, Lussemburgo, Malta, Romania, Slovenia e Spagna non hanno presentato alcun piano, mostra un elenco pubblicato dalla Commissione europea. 

 

La scadenza originaria per la presentazione dei programmi era fissata al 1 Aprile, ma solo 4 Paesi Ue sono riusciti a rispettarla. Ad oggi sono stati caricati sulla piattaforma della Commissione europea i NAPCP di Austria, Belgio, Cipro, Danimarca, Estonia, Finlandia, Germania, Lituania, Olanda, Polonia, Portogallo, Regno Unito e Svezia.

 

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La stesura dei NAPCP e la loro presentazione per la revisione presso la Commissione Ue è prevista dalla Direttiva sui limiti nazionali di emissione entrata in vigore a fine 2016 e sottoscritta da tutti i Paesi membri dell’Unione. La Direttiva fissa gli standard per la qualità dell’aria negli Stati Ue imponendo limiti stringenti per 5 inquinanti atmosferici: ossidi di azoto (NOx), composti organici volatili non metanici (NMVOC), biossido di zolfo (SO2), ammoniaca (NH3) e per il particolato, le cosiddette polveri sottili (PM2.5).

 

“Si tratta di un segnale incredibilmente preoccupante: ignorando quest’obbligo legale, i Governi nazionali stanno trascurando il loro dovere di fornire aria più pulita – ha dichiarato Margherita Tolotto, responsabile delle politiche per l’aria pulita presso l’EEB – I Governi nazionali devono smettere di giocare con la salute dei cittadini e chiarire al più presto come intendono soddisfare i loro obblighi minimi di abbattimento degli inquinanti atmosferici. Non c’è tempo da perdere”.

 

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