Le organizzazioni e i movimenti della società civile hanno deciso di ritirarsi volontariamente dai colloqui sul clima di Varsavia dopo l’evidente inerzia dei Paesi ricchi
Il dito degli attivisti è puntato dritto contro i paesi ricchi, colpevoli aver messo al centro dei negoziati gli interessi delle “industrie energetiche sporche” invece che quelli dei cittadini; alla promozione del “Coal & Climate Summit” tenuto in concomitanza con la COP19 si sono uniti in questi giorni prima la marcia indietro del Giappone sul fronte degli impegni climatici, e i segnali contrastanti provenienti dall’Australia, come la decisone di abolire la carbon tax, a dimostrazione di un’assoluta indisposizione “a prendere sul serio il processo sul clima delle Nazioni Unite”.
“Questa settimana si è tenuta una riunione ministeriale sulla finanza con quasi nessun finanziamento effettivo: i colloqui sono in fase di stallo perché i paesi ricchi si rifiutano di impegnarsi per un meccanismo internazionale sui danni e perdite per gli eventi estremi”, continua il WWF. “A Varsavia non si è visto alcuna intenzione di aumentare la riduzione delle emissioni , né un maggiore sostegno per l’adattamento prima del 2020 – su queste cose si è realmente fatto un passo indietro. Manca un percorso chiaro per raggiungere un accordo globale alla COP di Parigi 2015”.
“L’Unione Europea – gli fa eco Greenpeace – è ostaggi del governo della Polonia e dei suoi amici dell’industria del carbone; da questa morsa deve svincolarsi per tornare a guidare l’agenda sul clima se a Parigi, nel 2015, vogliamo che si dia vita a un accordo significativo.”