Anche rispettando l'Accordo di Parigi, gli effetti di eventi climatici estremi metteranno a rischio ogni anno gli abitanti delle principali megalopoli in tutto il mondo
(Rinnovabili.it) – Anche se gli sforzi della comunità internazionale riuscissero a mantenere il riscaldamento globale al di sotto della soglia dei 2°C rispetto ai livelli pre-industriali, come sancito dall’Accordo di Parigi, in alcune parti del mondo si potrebbero comunque verificare ogni anno ondate di calore eccezionali, capaci di mietere migliaia di vittime. È uno scenario da incubo quello presentato da ricercatori inglesi e irlandesi in uno studio pubblicato sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences, non distante da quanto è successo verso la metà del 2015 in India e Pakistan. Che resterebbero tra i paesi più flagellati.
Entro la fine del secolo, spiegano gli scienziati, le temperature in alcune regioni “potrebbero eccedere la tolleranza fisiologica degli esseri umani”. Lo stress termico che colpisce il corpo umano, infatti, cresce ad un tasso maggiore di quello dell’innalzamento della temperatura, soprattutto in particolari condizioni di umidità. Una combinazione che rende la risposta del corpo al caldo, cioè il sudore, molto meno efficace.
“Anche in uno scenario dove il riscaldamento del clima è mantenuto a 2°C sopra i livelli pre-industriali, Karachi e Calcutta possono aspettarsi ogni anno condizioni equivalenti alle mortali ondate di calore del 2015”, continuano gli autori della ricerca. E le cose non migliorano molto nemmeno nel caso migliore, ovvero se il global warming fosse bloccato alla soglia minima di 1,5°C stabilita a Parigi. “Con solo 1,5°C di riscaldamento globale, il numero di megalopoli (come Lagos in Nigeria e Shanghai in Cina) che possono subire ondate di calore estreme raddoppierebbe, esponendo più di 350 milioni di persone a ondate di calore letali entro il 2050”, continua lo studio.
Nel 2015, tra India e Pakistan, gli eventi climatici estremi avevano portato in poche settimane alla morte di oltre 3.400 persone. Per tamponare l’emergenza, a Karachi squadre di paramilitari avevano allestito campi medici di emergenza per le strade riarse, fornendo alla popolazione acqua e sali minerali. I termometri toccavano regolarmente i 44°C con punte oltre i 50°C, ben oltre la media stagionale che si aggira sui 37°C.