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Ictus di massa per l’ondata di caldo a Karachi: 1.000 i morti

In meno di una settimana, l'ondata di caldo ha fatto strage di cittadini nella metropoli pakistana. Obitori e ospedali stanno collassando

Ictus di massa per l'ondata di caldo a Karachi 1

 

(Rinnovabili.it) – La conta delle vittime prosegue in Pakistan, dove un’ondata di caldo ha colpito l’immensa metropoli di Karachi – 16 milioni di abitanti – e in meno di una settimana ha ucciso oltre 1.000 persone. Se ne contavano 780 soltanto ieri, 400 lunedì. La temperatura soffocante ha mantenuto picchi di 45 °C per diversi giorni, ma ora sta cominciando a scendere.

Molti obitori in città e nei dintorni hanno raggiunto la saturazione: alcuni espongono cartelli per scongiurare l’arrivo di nuove salme. I black out quotidiani sono una dannazione per chi lavora nelle camere mortuarie. Quando salta la corrente in una cella frigorifera per diverse ore al giorno, l’odore della morte pervade tutto l’edificio.

Gli ospedali traboccano di bisognosi allo stremo delle forze. Il personale medico non può farcela con le proprie forze, e fortunatamente può contare sull’aiuto dei volontari e delle famiglie. Portano acqua, ghiaccio e brandine per i parenti ricoverati. Ciò nonostante, la situazione è al collasso. Persone colpite da ictus provocati dall’ondata di caldo arrivano senza sosta nei nosocomi, e non tutte sopravvivono. Molte di loro vivono senza acqua e luce elettrica in casa.

 

Ictus di massa per l'ondata di caldo a Karachi 1.000 i morti -

 

La città è abituata a sopportare il gran caldo in questo periodo dell’anno, in attesa del monsone che riequilibra il clima, abbassando le temperature e portando la pioggia. Ma stavolta è andata molto peggio del previsto, perché l’ondata di caldo è stata particolarmente brutale. Inoltre, è arrivata in un momento in cui molti cittadini musulmani stanno osservando il Ramadan, il mese di preghiera in cui i fedeli digiunano nelle ore di luce. Secondo la legge pakistana, è illegale per i musulmani di mangiare o bere in pubblico durante le ore diurne in Ramadan. Ma rinunciare a cibo e acqua nelle ore più torride della giornata significa esporre il proprio corpo a prove durissime. La maggior parte dei morti a Karachi sono operai poverissimi che lavorano all’aperto. Di fronte all’alto rischio, i religiosi hanno suggerito ai fedeli di rinunciare all’astensione se si sentono in pericolo di vita.

Secondo i funzionari del governo provinciale, le temperature sono in calo e il monsone sta per arrivare ad alleviare la situazione intollerabile. Sperando che la morte finalmente abbia fatto fagotto, abbandonando una Karachi allo stremo.