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Oklahoma, 12 terremoti in 7 giorni per colpa del fracking

A capodanno il sisma più intenso, 4.2 gradi Richter, ha danneggiato le case. La reiniezione delle acque tossiche del fracking sta esasperando i cittadini

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(Rinnovabili.it) – Dodici terremoti in una settimana. È il risultato delle operazioni di fracking in Oklahoma, uno degli Stati americani in cui la pratica della fratturazione idraulica è più sdoganata.  La commissione che regola l’industria petrolifera e del gas naturale nello  Stato ha ordinato ieri ad alcuni operatori di ridurre i volumi di smaltimento delle acque reflue, dopo che la dozzina di scosse ha colpito un’area a nord di Oklahoma City. A provocare gli eventi tellurici è la reiniezione, nelle profondità della terra, dei liquidi precedentemente sparati ad altissima pressione nei pozzi con l’intento di spaccare gli scisti bituminosi, rocce impermeabili che contengono il gas. Questi fluidi, composti da acqua, sabbia e sostanze chimiche – molte delle quali tossiche – vengono parzialmente risucchiati insieme al gas. Una volta recuperati gli idrocarburi, i liquidi vengono definitivamente smaltiti in formazioni rocciose profonde.

 

 

I terremoti sono da imputare a cinque pozzi di reiniezione delle acque reflue, che operano nel raggio di 15 chilometri dall’epicentro. Quest’ultimo è collocato nei pressi di Edmond, il sobborgo a nord est di Oklahoma City. Tra le scosse registrate, la più intensa ha provocato alcuni danni il giorno di capodanno. Aveva una magnitudo di 4.2 sulla scala Richter. L’autorità per l’energia dell’Oklahoma ha dichiarato che lo Stato, nel mese di novembre, ha registrato più terremoti di qualsiasi altro luogo del mondo. Eventi che gli esperti hanno collegato alle operazioni di fracking.

Il piano annunciato ieri per aumentare la cautela riguarda un pozzo collocato a 5 chilometri dall’epicentro, che dovrà ridurre i volumi di smaltimento del 50%, e quattro che invece ridurranno del 25%. Tutti  i pozzi nel raggio di 25 chilometri dovranno condurre test della pressione nei serbatoi.

Un recente studio condotto dalla US Geological Survey ha legato l’aumento dei terremoti degli USA negli ultimi 100 anni alle attività di sfruttamento di petrolio e gas naturale. Circa 1,5 miliardi di barili di acque reflue sono stati smaltiti sotto terra in Oklahoma lo scorso anno, secondo le statistiche rilasciate dall’ufficio del governatore.