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Obama: il cambiamento climatico minaccia la sicurezza nazionale

Incendi, inondazioni, fusione dei ghiacci. Così il climate change mette a rischio l’efficienza dell’esercito USA

Obama il cambiamento climatico minaccia la sicurezza nazionale

 

(Rinnovabili.it) – Il cambiamento del clima, che provoca l’innalzamento del livello dei mari, lo scioglimento del permafrost e l’aumento degli incendi minaccia le basi militari statunitensi e cambierà il modo in cui le forze armate USA difendono il Paese. Lo ha detto il presidente Barack Obama.

Nel suo discorso di commiato presso la United States Coast Guard Academy a New London, in Connecticut, il numero uno della Casa Bianca ha sottolineato i rischi per la sicurezza nazionale derivanti dal cambiamento climatico, dicendo che sarà una priorità nei suoi ultimi 19 mesi di governo.

«Voi siete parte della prima generazione di ufficiali che inizierà il servizio in un mondo in cui gli effetti del cambiamento climatico sono manifesti – ha detto Obama ai 224 cadetti – Esso dà forma al modo con cui ciascuno dei nostri servizi  pianifica, opera, si addestra, equipaggia e protegge le proprie infrastrutture».

 

Il Pentagono sta valutando la vulnerabilità al cambiamento climatico delle sue 7.000 basi, installazioni e strutture, molte delle quali si trovano sulla costa, secondo la Casa Bianca.

Obama ha evidenziato i danni alla Marina e alle basi aeree di Norfolk, in Virginia, provocati dalle crescenti inondazioni. Anche le strutture in Alaska, costruite su aree di permafrost in scongelamento, corrono rischi, così come le aree di addestramento militare situate negli Stati occidentali sono minacciate dagli incendi.

«Il cambiamento climatico rappresenta una minaccia per la prontezza delle nostre forze», ha spiegato il presidente, che ha poi discusso anche i rischi per la sicurezza globale derivanti dai mutamenti del clima.

 

Obama è adesso alle prese con i negoziati per la COP 21: questa estate, la sua amministrazione finalizzerà regolamenti per ridurre le emissioni di carbonio dalle centrali elettriche, una misura che è stata osteggiata dai repubblicani che controllano il Congresso.

Ha dichiarato infine che prima di lasciare la presidenza prenderà una decisinoe anche sul tema caldo dell’oleodotto Keystone XL, tra Canada e USA, fermo da lungo tempo a causa delle proteste dell’opinione pubblica riguardo i suoi impatti ambientali e climatici. Il progetto, promosso dalla TransCanada, aumenterebbe le emissioni di carbonio e darebbe nuova linfa all’industria canadese del petrolio da sabbie bituminose, altamente inquinante.