La Commissione UE verificherà ogni 5 anni se i test sulle emissioni delle agenzie nazionali sono regolari. Ma continueranno ad essere finanziati dall'industria
Bruxelles incassa il sostegno alla riforma dei test delle emissioni
(Rinnovabili.it) – C’è l’accordo sulle nuove regole per le emissioni degli autoveicoli. Unione Europea e stati membri hanno trovato l’accordo su un testo di compromesso che, sebbene sia meno severo di quello proposto da Bruxelles, è un po’ più stringente di quello voluto da una cordata di governi capeggiati da Germania e Italia. L’intento è prevenire un altro scandalo dieselgate, che partito da un’indagine dell’Agenzia ambientale statunitense nel 2015, ha messo sotto i riflettori di tutto il mondo l’inadeguatezza dei controlli sugli scarichi delle auto diesel vendute dal colosso europeo Volkswagen.
Da quello scandalo, che è costato la testa all’ex amministratore delegato del gruppo tedesco Martin Winterkorn, è iniziato un processo di riforma che si è concluso più di un anno dopo con un nuovo pacchetto legislativo. Purtroppo, il nuovo sistema di calcolo delle emissioni per le auto in Europa somiglia più che altro ad una sanatoria, perché consente alle case automobilistiche di continuare a sforare i limiti ben oltre il 2020.
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Restava aperto un capitolo: chi eseguirà i controlli e cosa succederà a chi li elude? Su questi punti si concentra il regolamento che i negoziatori dell’UE hanno portato a casa sul finire della scorsa settimana. D’ora in avanti – anche se manca ancora il via libera del Parlamento Europeo e del Consiglio – Bruxelles avrà il potere di controllare le autorità nazionali che si occupano dell’omologazione dei veicoli. Il nodo del dieselgate era sostanzialmente questo: il legame tra controllore e controllato facilitava l’esecuzione di test irregolari. La Commissione avrà il diritto di effettuare ogni 5 anni degli audit sull’operato delle autorità nazionali, emettendo sanzioni fino a 30 mila euro per veicolo. All’Europa spetta anche di stabilire un numero minimo di test sulle emissioni in condizioni di guida reale che un paese è obbligato a svolgere.
Un passo avanti, perché fino ad ora non vi era controllo europeo sull’omologazione dei veicoli, e a livello nazionale le lobby dell’auto hanno avuto buon gioco. Tuttavia, dal negoziato è saltata la modifica più interessante che la Commissione Europea aveva proposto: evitare il finanziamento diretto dei test da parte dell’industria, per rompere le relazioni tra laboratori e case produttrici.