Resta l'importo totale (23,6 mld di euro) già proposto lo scorso aprile, ma i colossi dell'atomo potranno pagare in più rate nel corso dei prossimi 10 anni
(Rinnovabili.it) – La Germania ha approvato oggi un accordo con i colossi tedeschi dell’atomo che scioglie anche l’ultimo nodo rimasto per proseguire senza scossoni nel processo di decommissioning. Berlino ha scelto l’uscita dal nucleare 5 anni fa, in seguito alla catastrofe ambientale di Fukushima, e intende completarla entro il 2022. Ma in questi anni giganti del nucleare come Vattenfall hanno fatto di tutto per mettersi di traverso, costringendo il governo a cercare un punto di mediazione.
L’accordo appena siglato dovrebbe spazzare via uno dei problemi più spinosi. Il punto è il costo dello smantellamento degli otto impianti attivi sul territorio nazionale. Chi se ne fa carico? Quali garanzie vengono fornite? La prima versione dell’intesa, presentata lo scorso aprile, aveva scatenato la virulenta reazione delle aziende dell’atomo. Le tedesche E.On, Rwe e EnBw e la svedese Vattenfall erano state chiamate a versare in un fondo speciale di nuova istituzione 6,3 mld di euro aggiuntivi rispetto ai 17 miliardi già concordati. Il fondo serve per garantire al governo la disponibilità del denaro, impedendo alle aziende di attingervi. Che nemmeno volevano versarli, lamentando situazioni critiche per le loro finanze.
Denaro che va così a coprire i costi di dismissione e la rimozione e stoccaggio dei rifiuti radioattivi. Si tratta ad ogni modo di cifre su cui insistono molte variabili, dalla tipologia di reattore alla prossimità agli impianti di smaltimento e disponibilità di questi siti sul territorio, fino alla gestione del deposito nel tempo. Non è detto che non lievitino in futuro.