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I nomi degli esperti favorevoli al glifosato restano segreti

Chi sono? Per chi lavorano? L'Ue può autorizzare il glifosato grazie al loro parere, ma gli esperti che lo reputano sicuro restano nell'ombra

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(Rinnovabili.it) – Chi ha deciso in Europa che il glifosato non presenta rischi di cancro per l’uomo? Chi ha scritto la valutazione che il 12 novembre scorso ha contraddetto le conclusioni dell’Organizzazione mondiale della sanità? Chi sono i 73 esperti responsabili di uno dei più pesanti verdetti sulla sicurezza alimentare e la salute dei cittadini del vecchio continente?

Queste domande, poste dal Corporate Europe Observatory tramite una richiesta di accesso agli atti, sono destinate a rimanere senza risposta. Quasi tutti, infatti, si sono rifiutati di rendere pubblica la loro identità e di fornire informazioni in merito a potenziali conflitti di interessi. Tutto quel che si può reperire sono l’elenco delle organizzazioni nazionali per la sicurezza alimentare coinvolte nella valutazione e il numero di esperti che hanno rappresentato ciascuna.

Tra i 73 esperti nazionali che hanno partecipato alla revisione dell’Agenzia europea per la sicurezza alimentare (EFSA) sul glifosato, solo 14 hanno permesso che i loro nomi fossero resi noti in qualità di rappresentanti del proprio Paese. Appena 5, tuttavia, hanno riempito un modulo per la dichiarazione degli interessi (DOI), e in 4 hanno accettato che venisse resa pubblica. In pratica, gli autori della valutazione della sostanza per erbicidi più famosa e controversa sono sconosciuti.

 

I nomi degli esperti favorevoli al glifosato restano segreti«Il risultato più sorprendente di questo accesso agli atti – spiega il Corporate Europe Observatory – è che non un solo esperto dello Stato relatore, la Germania, viene nominato». Il che è un problema, dal momento che l’Istituto federale per la valutazione dei rischi (BfR) è il referente a livello europeo per il glifosato e i pesticidi, e coopera molto strettamente con l’EFSA. La politica del BfR permette di accogliere esperti che vengono dal mondo dell’industria.

Nel panel sui pesticidi, ad esempio, siedono dipendenti di giganti chimici come Bayer e BASF. Forse vi erano proprio loro fra i 5 funzionari che hanno contribuito alla peer review dell’EFSA sul glifosato. Ma non è dato sapere.

Gli stessi esperti dell’Agenzia si sono distinti in passato per gravi conflitti di interessi. Eppure, sulla base della loro valutazione, entro il giugno 2016 la Commissione europea e gli Stati membri dovranno rinnovare l’autorizzazione al commercio del glifosato nel mercato unico. L’ondata di proteste e la lettera aperta di decine di scienziati – tra cui alcuni autori dello studio OMS – ha costretto l’EFSA ad una replica. Qualche giorno fa, l’agenzia ha risposto che il suo via libera era frutto di «una più completa valutazione del pericolo». Sembra che a febbraio vi sarà un incontro tra i due organismi per discutere la questione.