Secondo l’analisi “Green Economy per uscire dalle due crisi”, bene l’industria delle rinnovabili, ancora debole quella del recupero dei rifiuti; troppo import di ecoinnovazione, primato nell’agricoltura biologica
A brillare sono due settori su tutti: quello delle filiere agricole di qualità dove il Belpaese è primo in Europa con 48.509 aziende biologiche e quello delle rinnovabili, che dà lavoro oggi a 108.150 persone. Quest’ultimo dato posiziona la nostra nazione al terzo posto, dopo Germania e Francia, nella classifica comunitaria. Inoltre, spiega il rapporto, nel 2011 le fonti verdi hanno rappresentato il terzo settore di approvvigionamento energetico (dopo petrolio e gas) con oltre il 13% del consumo totale lordo facendo anche registrare l’incremento maggiore tra tutte le fonti, +7%. “La crescita maggiore è del fotovoltaico cresciuto di oltre cinque volte e mezzo rispetto al 2010 e con 9,3 GW installati nel 2011 ha reso l’Italia il primo mercato al mondo del fotovoltaico”. La strada da percorrere per raggiungere gli obiettivi europei al 2020 è però ancora lunga. Contestualmente in base a quanto stabilito dal “burden sharing” la regione che dovrà generare più energia rinnovabile è la Lombardia con 2.905 ktep, seguita da Piemonte e Toscana. “Se si compie un’analisi dei consumi di rinnovabili, le regioni da cui si attende il maggior consumo sono Marche e Sicilia”.
I minori progressi si registrano sul fronte della mobilità – le auto private italiane (oltre 37 milioni) sono responsabili di inquinamento, congestione, incidenti, consumo del suolo tra i più alti in Europa – e dei rifiuti urbani, la cui produzione in Italia cresce più del PIL e dei consumi. “Il metodo di smaltimento preferito è la discarica circa il 49%, ma ci sono 10 regioni, dalla Liguria alla Sicilia, che mandano in discarica più del 60% dei rifiuti urbani”.