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Nanomotori per combattere l’acidificazione degli oceani

In fase di test un nuovo sistema di trattamento delle acque. In futuro potrebbe dare una mano a combattere l’acidificazione degli oceani

https://www.jacobsschool.ucsd.edu/news/news_releases/release.sfe?id=1817

(Rinnovabili.it) – Spesso e volentieri la lotta all’inquinamento sceglie armi piccole, anzi piccolissime. E’ il caso dei nanomotori realizzati dall’Università di California (UC) di San Diego, minuscoli componenti in grado di catturare la CO2 marina in eccesso. L’anidride carbonica di origine antropica, infatti, ha tra gli effetti negativi quello di diminuire il ph delle acque, portando ad una progressiva acidificazione degli oceani e influenzando di conseguenza anche la vita in essa contenuta.

 

Nel tentativo di trovare una soluzione soddisfacente al problema, gli scienziati dell’ateneo americano hanno creato dei particolari “nanoengineers”, capaci di muoversi in maniera autonoma nell’acqua, rimuovendo le molecole di CO2 e trasformandole in materiale riutilizzabile.

 

 

Come funzionano i nanomotori?

Più piccoli del diametro di un capello umano, i nanomotori possiedono una superficie esterna polimerica che contiene l’anidrasi carbonica. Questo enzima è presente anche nei globuli rossi e il suo compito è quello di catalizzare la reazione tra anidride carbonica e acqua per ottenere bicarbonato. Se nella soluzione acquosa è aggiunto il cloruro di calcio, quest’ultimo trasforma il bicarbonato in carbonato di calcio. Questo sale in natura è il materiale che costituisce, in tutto o in parte, una grande varietà di rocce.

 

Nell’esperimento effettuato dagli scienziati dell’UC, il movimento autonomo e continuo dei nanomotori attraverso l’acqua aiuta il processo di miscelazione, aumentando la velocità di conversione dell’anidride carbonica. Per rendere le cose ancora più facili, i ricercatori hanno aggiunto una piccola quantità di perossido di idrogeno nella soluzione: questo reagisce con la superficie interna in platino dei nanoengineers generando un flusso di bolle di ossigeno che funzionano da propulsore, spingendo i motori attraverso l’acqua a velocità superiori a 100 micrometri al secondo.

 

Un’arma contro l’acidificazione degli oceani

Il team riferisce che, in laboratorio, i nanomotori sono riusciti a rimuovere il 90 per cento del biossido di carbonio da una soluzione di acqua deionizzata, in soli cinque minuti. Un’efficienza simile è stata osservata in una soluzione di acqua di mare, dove le piccole macchine hanno rimosso l’88 per cento della CO2. Una volta compiuto il loro lavoro, i motori possono essere recuperati dalla soluzione ed essere riutilizzati in un secondo momento.