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Un altro “mostro” sta causando lo scioglimento dei ghiacci

Non c’è solo il riscaldamento globale ad agire sullo scioglimento dei ghiacci. Una nuova ricerca scopre l'atlantificazione dell'Artico

Un altro mostro sta causando lo scioglimento dei ghiacci

 

(Rinnovabili.it) – È in atto una “atlantificazione” strisciante del Mar glaciale artico, che può avere conseguenze preoccupanti sullo scioglimento dei ghiacci già in atto per opera del riscaldamento globale. Il nuovo «mostro», dice un nuovo studio pubblicato su Science da ricercatori dell’Università dell’Alaska, viene dagli abissi e si aggiunge agli effetti provocati dall’aumento delle temperature dell’aria.

Le acque dell’Atlantico arrivavano, fino a circa dieci anni fa, a lambire soltanto il nord della penisola scandinava, prevenendo la formazione dei ghiacci sul lato occidentale del bacino euroasiatico. Secondo quanto riscontrabile dai dati satellitari, le lastre di ghiaccio marino erano ben più diffuse nella parte orientale, a nord della Siberia. Tuttavia, le cose sono cambiate, e la crosta bianca sta sparendo anche qui. Invece di restare intatta in estate, come di consueto, nell’ultimo decennio la piattaforma è sparita per periodi che vanno da 1 a 3 mesi.

Per capirne di più, gli scienziati hanno collocato dei sensori sotto le lastre alla deriva, ripetendo lo stesso esperimento su quelle collegate alla costa.

 

Un altro mostro sta causando lo scioglimento dei ghiacci 2Tra la Norvegia e la Groenlandia nel bacino eurasiatico occidentale, correnti atlantiche fluiscono nell’Artico a 200-250 metri di profondità. Sono circa 4 °C più calde rispetto alle acque superficiali della zona. Durante l’inverno, l’aria gelida raffredda le acque superficiali spingendole in basso, a mescolarsi con le correnti calde sottostanti. Il che provoca lo scioglimento del ghiaccio marino per l’aumento naturale delle temperature.

Sul lato orientale del bacino, però, le acque calde dell’Atlantico sono state tradizionalmente tenute a bada fino a pochi anni fa. Le correnti, che corrono ad una profondità di 150 metri, non riuscivano a mescolarsi molto con le acque di superficie, a causa di quello che viene chiamato strato aloclino freddo (CHL), una barriera che separa le acque profonde salate e l’acqua più dolce in superficie. Ora i sensori mostrano che quello strato è scomparso, e le correnti atlantiche salgono fino a 85 metri, contribuendo allo scioglimento dei ghiacci e innescando un ciclo di feedback responsabile di un aumento delle temperature dell’acqua in inverno con una conseguente progressiva riduzione del ghiaccio in estate.