Il primo accordo raggiunto a giugno prevedeva soltanto una tracciabilità volontaria. Adesso diventa obbligatoria, ma solo sopra una certa soglia di importazioni
(Rinnovabili.it) – Dopo lunghe trattative le istituzioni europee hanno trovato un accordo per rendere più stringenti i controlli sulle importazioni dei minerali dei conflitti. La nuova regola rende obbligatoria la tracciabilità dell’intera catena a partire dal 2021. Un passo avanti rispetto alla normativa approvata lo scorso giugno, che prevedeva soltanto controlli volontari a discrezione degli importatori.
Saranno quindi monitorati stagno, coltan, oro e tantalio. Estratti spesso in zone di conflitto tra speculazioni su guerre civili e gravissime violazioni dei diritti umani, in particolare nella regione dei Grandi Laghi in Africa e nella Repubblica Democratica del Congo (dove si stima vengano sfruttati almeno 40mila bambini), questi minerali sono parte integrante della nostra vita in quanto componenti fondamentali di cellulari, computer, persino lavatrici.
Anche se viene unanimemente salutato come un passo in avanti, non mancano però le critiche. Infatti vengono stabiliti dei quantitativi minimi di importazioni, al di sotto dei quali non vige l’obbligo di tracciabilità. In questo modo i piccoli importatori (ad esempio dentisti e gioiellieri) potranno continuare a non rendere conto delle provenienza dei minerali. Se l’Ue ha pensato di proteggerli da costi amministrativi troppo elevati, per Ong come Amnesty e Global Witness permetteranno comunque a milioni di euro di minerali di entrare in Ue senza alcun controllo.
Inoltre, il vincolo non riguarda tutti quegli elementi che vengono oggi considerati minerali dei conflitti. Ad esempio restano fuori dall’accordo smeraldi e carbone provenienti dalla Colombia, o rame, giada e rubini estratti in Myanmar.