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Mediterraneo, il mare più inquinato al mondo

Il "Mare Nostrum" è in crisi profonda: è stato dichiarato il più inquinato sul pianeta, senza troppi giri di parole, da Manu San Felix, biologo e reporter autore di "Salviamo il nostro Mediterraneo".

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Credit: AP Photo/Hassan Ammar

Il documentario del biologo Manu San Felix si chiama “Salviamo il nostro Mediterraneo” e sarà mandato in onda il 3 giugno in anteprima in Spagna

(Rinnovabili.it) – Il Mediterraneo è il mare più inquinato del mondo: questo è il risultato della ricerca del biologo ed esploratore marino del National Geographic, Manu San Felix nonché autore del documentario “Salviamo il nostro Mediterraneo”. Il reportage sarà mandato in onda, in anteprima, sul canale spagnolo di ‘National Geographic‘ il 3 giugno alle ore 22:00.
«Non è un’opera apocalittica: vogliamo aumentare la consapevolezza per riportare il Mediterraneo alla vita, attraverso sì un messaggio realistico e puntuale ma anche pieno di speranza», ha dichiarato San Felix nel corso della presentazione del docufilm a Barcelona, «è diventato il mare più inquinato del mondo ma abbiamo modo di salvarlo, tuttavia dobbiamo agire subito».

 

La pellicola è stata prodotta in Spagna e mostra lo stato attuale dei fondali marini, della costa mediterranea spagnola e le soluzioni che possono essere applicate per prevenirne il deterioramento: «Nel Mediterraneo ci sono più di 134 specie contaminate dall’ingestione di materie plastiche», ha detto San Felix.

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Stando ad un altro studio prodotto da Greenpeace, inoltre, il 95% dei rifiuti del Mediterraneo è costituito da materie plastiche, percentuale che diminuisce a livello mondiale attestandosi tra il 60% e l’80%.

Il documentarista e biologo ha impiegato più di trent’anni di ricerca e studio per arrivare a comprendere ed analizzare le reali condizioni di vita del Mediterraneo: «Possiamo riportare il mare nostrum al livello a cui era 80 anni fa –  ha affermato – come se stessimo agendo per mezzo di una macchina del tempo per far tornare alla vita una persona deceduta: abbiamo conoscenza e tecnologia per farlo».

 

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