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Maxi iceberg si stacca da Larsen C in Antartide: quali i rischi?

I dati satellitari confermano il distacco da Larsen C della gigantesca massa di ghiaccio, che si estende per 5.800 chilometri quadrati

maxi iceberg

 

Il maxi iceberg è “in agguato” nel mare di Weddell

(Rinnovabili.it) – Era da mesi un sorvegliato speciale: attraverso i satelliti dell’Agenzia Spaziale Europea, gli scienziati monitoravano costantemente la profonda crepa creatasi sulla superficie ghiacciata di Larsen C, grande piattaforma glaciale situata al Polo Sud. Ora, uno dei più grandi iceberg mai documentati, si è staccato dall’Antartide.

L’allarme è stato lanciato dai ricercatori dell’University di Swansea e della British Antarctic Survey che monitoravano il fenomeno addirittura dal 2014: tra il 10 e il 12 luglio il “filo” che collegava la gigantesca massa di ghiaccio alla piattaforma è stato reciso. Adesso il maxi iceberg, con i suoi mille miliardi di tonnellate e un’estensione di ben 5.800 km quadrati, è “in agguato” nel mare di Weddell, costituendo un rischio per le navi di passaggio.

 

“L’iceberg è uno dei più grandi registrati e il suo progresso futuro è difficile da prevedere”, spiega Adrian Luckman, professore presso l’Università di Swansea. “Può rimanere come un unico pezzo, ma è più probabile che si rompa in frammenti. Alcuni dei ghiacci possono fermarsi nella zona per decenni, mentre altre parti possono scivolare verso nord in acque più calde”. Se l’attenzione è alta per eventuali pericoli nella navigazione, preoccupa meno l’impatto sui livelli del mare. A68 – questo il probabile nome che sarà affibbiato al maxi iceberg – era già flottante prima di staccarsi.  “E’ come il cubetto di ghiaccio nel gin tonic, galleggia e anche se si scioglie, non cambia molto il volume d’acqua nel bicchiere”, chiarisce Anna Hogg, esperta di osservazioni satellitari dell’Università di Leeds.

 

Polo Sud: lo stato di salute del Larsen C

Le conseguenze del ice calving, ovvero di questa rottura e rilascio di massa ghiacciata, grande due volte la Liguria, ha ridotto l’area di Larsen C di oltre il 12 per cento. La piattaforma, assieme alle sorelle Larsen A e B, costituiva la grande “Larsen Ice Shelf”. Ma l’uso del passato è d’obbligo dal momento che prima la A (1995) e poi la B (2002) si sono disintegrate. Diversi studi hanno chiamato in causa il risaldamento atmosferico e quello delle acque per il destino di Larsen B. “Ciò ha portato ad una rapida accelerazione dei ghiacciai posteriori, con grandi volumi di ghiaccio finiti nell’oceano contribuendo all’aumento del livello del mare”, spiega David Vaughan, glaciologo della British Antarctic Survey. “Se anche Larsen C comincerà a ritirarsi in maniera significativa alla fine sparirà e assisteremo ad un altro contributo all’aumento del livello del mare”.

 

 

 

Cosa succederà ora? Difficile dirlo con certezza, l’unico elemento su cui tutti concordano è l’elevata instabilità della piattaforma. “Nei mesi e negli anni seguenti, la piattaforma ghiacciata potrebbe gradualmente ricrescere, o subire ulteriori eventi di calving che possono eventualmente portare a collasso, le opinioni nella comunità scientifica sono divise”, aggiunge Luckman. I ricercatori stimano che se anche la rimanente regione della piattaforma dovesse sciogliersi, il livello dei mari aumenterebbe di circa 10 cm.