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Lobby fossili, il governo ombra di Washington

Parte del Congresso americano è a libro paga delle lobby fossili, il cui business continua a dominare la strategia energetica dell’amministrazione Obama

Lobby fossili il governo ombra di Washington

 

(Rinnovabili.it) – Perché la senatrice Mary Landrieu, democratica, ha fatto di tutto per gratificare le lobby fossili e mettere in difficoltà il presidente Obama nella votazione – respinta – sul maxi oleodotto Keystone XL? Qualcuno ha detto che aveva ragioni elettorali, e che stesse tentando di accrescere le proprie chanches di conservare il seggio nel ballottaggio del 6 dicembre contro il candidato repubblicano Bill Cassidy. Le vere ragioni, tuttavia, sono altre, secondo il rapporto Natural Gas Exports: Washington’s Revolving Door Fuels Climate Threat, curato da DeSmogBlog e Republic Report. Landrieu avrebbe perso comunque, e lo sapeva, ipotizza l’inchiesta. Ma ha speso tutte le sue energie promuovendo la grande opera in Senato per guadagnarsi un posto al sole – una volta fuori – generosamente foraggiato dalle compagnie energetiche.

 

Il report mira a mettere in evidenza proprio l’eccessiva influenza delle corporations sui politici, l’amministrazione Obama e le agenzie federali. Concentrandosi sull’anormalità del processo che ha portato la Big Oil ad ottenere ben quattro permessi dal governo per imprese di esportazione del gas naturale (LNG), il lavoro di DeSmogBlog e Republic Report opera una generalizzazione che permette di gettare luce sull’intero sistema dell’influenza del negazionismo climatico a Washington DC.

 

«Le elezioni di midterm sono ormai concluse – enuncia il rapporto – e i repubblicani controllano la Camera e il Senato. Alcuni prevedono che questo fatto avrà impatti catastrofici sul cambiamento climatico e la protezione dell’ambiente. Ma fuori dai radar, nel silenzio dei media, un enorme cambiamento della politica energetica è ad uno stadio avanzato. Le lobby hanno spinto per una trasformazione che è rimasta fuori dal dibattito pubblico: un piano per esportare il gas naturale verso mercati più remunerativi».

Gli autori sostengono che questa connivenza tra politica e industria fossile continuerà a trasformare l’America in una colonia delle aziende, legittimate ad inquinare acqua, aria, sfruttare la terra e impoverire le comunità. Infatti i permessi rilasciati sarebbero la spia di una tendenza destinata ad espandersi, provocando un aumento dell’estrazione di gas naturale attraverso il fracking.