Rinnovabili • sedimenti marini Rinnovabili • sedimenti marini

Life4MarPiccolo, progetto italiano per la bonifica dei sedimenti marini inquinati

Sostenuto dal programma di finanziamento europeo LIFE, il progetto porterà alla realizzazione di un impianto sperimentale in grado di sfruttare la tecnologia della microfiltrazione a membrana per bonificare le coste

sedimenti marini
Di Carlos Delgado, CC BY-SA 3.0, Collegamento

In Italia, il problema dei sedimenti contaminati ha assunto una rilevanza crescente negli ultimi anni, a seguito dell’identificazione dei siti di interesse nazionale da sottoporre ad interventi di risanamento

(Rinnovabili.it) – Il Consiglio Nazionale delle Ricerche ha annunciato l’avvio della sperimentazione di una tecnologia di microfiltrazione che potrebbe fornire una soluzione  efficace, economica e rispettosa dell’ecosistema, al problema dei sedimenti marini inquinati.

Il progetto, denominato Life4MarPiccolo e collocato nell’ambito del programma di finanziamento europeo LIFE, con capofila di progetto Enea insieme all’Istituto di ricerca sulle acque (Irsa) del Cnr (sede secondaria di Taranto), prevede la realizzazione di un impianto sul Mar Piccolo, in prossimità di Taranto, in grado di sfruttare la tecnologia della microfiltrazione a membrana per bonificare coste ed acque inquinate.

 

Nel dettaglio, spiega il Cnr, l’impianto sarà costituito da un’unità mobile di risospensione e captazione del sedimento che opera su una superficie marina di circa 3.000mq nei pressi della riva, convogliandolo all’interno di un sistema di trattamento che occupa un’area di circa 150 mq. Una volta rimossa in via selettiva la frazione particellare (cioè quella più fine), l’impianto restituisce acqua ‘decontaminata’, mentre una parte della frazione particellare dove sono presenti gli inquinanti viene avviata a trattamento di risanamento biologico attraverso microorganismi fungini. Il Progetto, è importante evidenziarlo, propone un significativo cambio di paradigma, cioè l’eliminazione quanto più possibile on site e definitiva del problema piuttosto che il suo spostamento altrove senza l’effettiva chiusura del ciclo. Inoltre, esso permetterà di monitorare il comportamento dei micro organismi nella loro capacità di ‘biodegradare’ alcuni inquinanti, trasformandoli in composti non dannosi o addirittura utili, e contribuendo a far avanzare la conoscenza scientifica per ottimizzare il processo in laboratorio per ulteriori applicazioni.

 

Leggi anche: “Tracce di polimeri nei fossili: siamo entrati  nell’età della plastica?”

 

Elementi non trascurabili sono inoltre quelli dell’economicità e dell’elevata flessibilità di utilizzo dell’impianto, realizzabile praticamente ovunque (previe opportune modifiche), da piccole porzioni di battigia come nel caso di Taranto, a superfici più ampie, o anche in mare aperto, su natanti di grandi dimensioni. In aggiunta, la struttura è anche energeticamente autosufficiente grazie a un impianto fotovoltaico costruito nei pressi in modo da alimentarla con il minor dispendio di energia possibile.

Il progetto fungerà da laboratorio anche per l’attuazione di nuove strategie di risanamento su più ampia scala: a partire dal prossimo anno, sulla base delle evidenze riscontrate, si lavorerà alla messa a punto di un protocollo d’intervento per il risanamento ambientale di siti marini costieri sia italiani che europei.

 

Leggi anche: “Droni e satelliti sfruttati per ripescare 40 tonnellate di plastica in mare”